Caffè Corretto – La Tristezza di Irene (Samper)

Per un accidenti del caso. Di quel fato che probabilmente non esiste ma è semplicemente il risultato dell’insieme di Mandelbrot, mentre assistevo ad un torneo amichevole giovanile m’è apparso sul feed di X di Linea Laterale un lungo post di Irene Samper.

Per natura i post lunghi di X’s (ex Twitter) sono a puntate, in fondo si ha a disposizione un numero limitato di caratteri. La nazionale spagnola di futsal femminile ha deciso di condividere pubblicamente la sua frustrazione. Verso quelle persone che come lei s’impegnano nell’istruzione dei giovanissimi atleti di futsal ma invece d’essere insegnanti cercano d’essere allenatori. Irene si occupa della categoria che va dai 4 ai 7 anni.

“Il problema si presenta sempre durante le partite. In ognuna devo affrontare “allenatori” che:
– Non tolgono mai dal campo i loro migliori giocatori
– Danno indicazioni di perdere tempo quando vincono
– Chiedono alla squadra di salire per portare la pressione alta senza farci giocare”

Prosegue poi ricordando quanto sia importante a quell’età trasmettere i valori dello sport, del suo aspetto ludico aldilà del risultato.

Non v’è mai capito di sedere troppo vicini a quei genitori che pensano d’aver messo al mondo un futuro Pallone d’Oro? Di trovarvi dietro ad una panchina dalla quale piccoli giocatori che non arrivano al ginocchio del proprio “mister” inveiscono contro l’arbitro seguendo l’esempio degli adulti ovviamente.

Tutto poi è clamorosamente tragico quando si sposta lo sguardo verso il campo. Dove i giocatori non hanno ancora chiaramente sviluppato nessuna delle capacità motorie che li renderebbero capaci di eseguire i gesti o i compiti che vengono richiesti da “allenatori” che pensano d’essere novelli Pep Guardiola.

Provate ad ascoltarli chiedere di “fermarsi e pensare” a bambini che hanno biologicamente in quel momento la capacità d’attenzione d’un fiocco di neve in un torrido luglio. Che calciano un pallone più grande della loro testa e spesso i loro piedi stanno nel palmo della mano d’un adulto.

In un mondo come questo non ci sono mai abbastanza Irene Samper. Giovani professioniste che si mettono al servizio non di piccoli giocatori ma di bimbi che vogliono divertirsi ad inseguire un pallone senza che questo diventi lo sfogatoio delle frustrazioni degli adulti intorno a loro.

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