Kaunas Arena, Lituania. 2021.
Semifinale Mondiale, di Futsal. In campo Portogallo e Kazakistan.
Due squadre e due filosofie di sviluppo della disciplina. Non si scontrano solo due compagini.
Da parte lusitana si schiera anche, un programma che da nove anni ha rivoluzionato il panorama del calcio a cinque portoghese. Promosso direttamente dal presidente della federazione. Un elaborato programma strategico di sviluppo. Opera di Fernando Gomez, lo trovate anche alla UEFA, a fare il vicepresidente.
Articolato su cinque pilastri, quindici linee strategiche, sessantasette programmi. Controllati, verificati, misurati a cadenze prefissate. Praticanti, Strutture e Organizzazione, Fattore Umano, Gestione, Comunicazione. Vi suonano familiari? Questi però, non sono slogan. Realizzati per la metà già dopo il primo triennio. Così per non lasciarvi il dubbio che fosse fumosa politica sportiva.
C’è Ricardinho che è un po’ meno “magico” di un paio di anni fa. Ha il ruolo della coperta di Linus per i compagni di squadra. Quando la squadra è in difficoltà, Jorge Braz mette in campo, un ragazzino spilungone di appena vent’anni, Zicky. Autore di un gol in una finale di Champions League, a lui si appoggiano i veterani della squadra, per tenere palla davanti, per creare qualcosa dal nulla. Lui, non O’Magico.
In lui ha fiducia, Braz. Uno che spacca lavagnette, con il faccione burbero da allenatore di calcio degli anni 60. Capace però, prima dei calci di rigore di rassicurare la squadra con un: “tranquilli, abbiamo già vinto”. Un allenatore che porta in panchina, non a scaldare la sedia scomoda:
Afonso, 1998
Eric Mendonca, 1995
Miguel Angelo, 1994
Coelho, 1993
Questo è il Portogallo del futuro, ed è già in panchina.
Nell’altra metà del campo, i “gas”dollari. Una squadra costruita intorno ad un club, Il Kairat. Stesso tecnico, stessi giocatori in campo. Potrebbero schierare 10 brasiliani se volessero. Basta concedergli il passaporto e se pensate che sia particolarmente complesso, ripetete a mente la parola “GASDOTTO”. Non lo fanno, ora vi spiego il perché.
Perché li impiegano nei ruoli chiave. Tre. A fare la differenza. Tra l’altro potremmo considerarli “scarti” del Brasile, nonostante sia uscito ai quarti potrebbe schierare due squadre. Entrambe avrebbero buone possibilità di arrivare alla finale mondiale.
Intorno ad un asse di naturalizzati, ci sono giocatori locali. Migliorati nella tecnica e nella tattica attraverso una crescita, tecnica e tattica promossa anche dal tecnico Paulo Figueroa.
Kakà oggi. Tutto è iniziato dall’opera di Ricardo Sobral, detto Cacau, nel 2012. Vero volano della crescita del movimento locale.
Oggi allena il Kuwait. Prima aveva portato due Coppe dei Campioni al Kairat e un terzo posto agli europei 2016 e un quarto ai mondiali 2018.
Come l’orda di Gengis Khan, non hanno timore reverenziale. Nel loro club sono abituati a giocarsi la Champions.
Cresciuti, coltivali, addestrati, usate pure il lemma che vi è più congeniale. Restano quegli atleti il prodotto di un movimento che non s’è limitato a cercare il “prossimo brasiliano da naturalizzare” ma che ha attuato uno sviluppo funzionale del suo sistema sportivo. In Kazakistan, non nel cuore della vecchia Europa, ricca e opulenta. In un posto al confine del mondo.
L’Italia è sul divano, a guardare la manifestazione da casa. I vecchi tromboni, nulla non bisogna dare loro alcuna importanza. Mi chiedo ancora chi l’ha fatto uscire dallo sgabuzzino in quello spogliatoio.
Qualcuno, mi può indicare un giovane italiano, ventenne, come Zicky?
Non quelli che si perdono e finiscono nei tornei di calcio a otto in periferia. Diventano ottici, agenti di commercio, barbieri. Dov’è la prossima speranza azzurra. Il Luca Doncic, il Federico Chiesa, il talento generazionale che non sia gerontologico.
Dov’è il centro federale per il futsal? La Federazione Bocce ne ha tre, addirittura collegati in streaming per trasmettere le partite. I primi in Italia. Perché anche a volerlo trovare, per caso, il talento, rischiamo che si perda in mille rivoli di vita e diecimila Norme Interne Federali. (NOIF).
In una ipotetica partita tra Italia e Kazakistan, con gli azzurri che schierano lo stesso numero di “naturalizzati” degli avversari, quale pensate possa essere il risultato?
Dovrebbero giocarla, per misurare il divario che ci separa dal tetto d’Europa e del mondo. Per adesso ci separa un divano.
I nostri avversari agli europei indovinate chi saranno?
Portogallo.
Kazakistan.
Spagna.
Dobbiamo anche temere la Repubblica Ceca.
Il primo passo per risolvere un problema è accorgersi di averne uno.
Lunga vita a Merlim. Anche eterna.