Caffè Corretto – Un po’ come il basket

Almeno nell’italico stivale, tanto al maschile quanto al femminile, il futsal vive un momento sportivo che ricorda molto alla lontana, anzi “lontanissima”, quella tendenza che negli ultimi 10 anni ha imperversato nella NBA.

Giocatori di alto livello che chiamano altri giocatori per ritrovarsi nella stessa squadra così da raggiungere i più alti traguardi stagionali. Negli anni i così detti super team hanno portato il titolo NBA in città che notoriamente non hanno esperienza di grandi successi sportivi.

Il minimo comune denominatore di questi movimenti di mercato è sempre stato il denaro. In aggiunta alla volontà della proprietà della franchigia d’accollarsi la Luxury Tax. Una specie di tassa che viene ridistribuita tra i club quando uno di questi supera il massimo tetto salariale.

I così detti Super Team sono stati anche una benedizione per il prodotto basket a livello commerciale. Più facile vendere in effetti scontri sportivi tra grandi atleti che spesso tra l’altro si disprezzano anche umanamente.

Il calcio a 5 italico ha attraversato una epoca molto simile. Per quasi un decennio lo stesso gruppo di giocatori, guidati spesso dallo stesso allenatore, hanno dominato la scena sportiva. L’unico problema è che la narrazione a rimbalzo controllato sembra destinata a spegnersi.

Esaurita la leva di oriundi, naturalizzati, formati e sfornati, l’inappellabile anagrafica spoglierà della gloria rimasta un campionato destinato a diventare se non altrimenti rifornito un master per ottuagenari. Sebbene qualcosa almeno nei settori giovanili sembra muoversi molto lentamente.

Non s’esaurisce però la questione principale che affligge una disciplina come il futsal italiano. Una questione prima di tutto culturale. Nell’immaginario collettivo il calcio a 5 è il calcetto, il futsal non esiste, non ha alcuna rilevanza se non direttamente riferito al calcio a 11.

Come si rende appetibile per un potenziale bacino di praticanti giovani, questa disciplina un po’ calcetto e un po’ calcio in uno spazio più piccolo? Come le si costruisce intorno una dignità propria che non sia scimmiottata dal calcio, che non sia una versione più modesta dello sport più diffuso sul pianeta.

Molte delle scelte umane sono compiute in funzione del vantaggio percepito. Se ho una abilità particolare nel giocare con un pallone, qual è il beneficio che traggo nel giocare a futsal piuttosto che praticare il calcio. Spostandoci a livello dirigenziale, perché investire in una disciplina come il calcio a 5 italiano piuttosto che investire risorse nel basket, volley e esports?

Vent’anni fa i bimbi in massa volevano diventare calciatori, oggi youtuber (che è più facile da pronunciare di content creator ndr) ma oggi come allora non ci sono ondate apocalittiche di bimbi che ti dicono voglio diventare “calcettista”. Forse andrebbe coltivano il futuro, affidandosi a chi quel futuro lo vivrà invece che lasciare che a prendere le decisioni ci siano persone che usavano il telefono a gettoni.

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