Dilettanti non è una scusa

La Serie D, di calcio, non attira grandi sponsor, non muove interessi milionari. Eppure girano tanti soldi. Si veicolano tra gli sponsor, s’immergono per sfuggire al fisco, fanno giri vorticosi ma ci sono.

A livello locale, molti imprenditori s’impegnano nello sport Per gloria personale, per reale passione, per investimento, per noia. La Lega Nazionale Dilettanti ha fiutato l’affare, molto attenta agli sviluppi tecnologici, ha da tempo indetto gare per l’aggiudicazione dei diritti dei suoi campionati.

In un momento tecnologico in cui i costi per le frequenze digitali tradizionali, sono bassissimi, i costi d’impresa per la trasmissione delle partite davvero contenuti. Un canale televisivo non si nega a nessuno.

Campo Castrum di Giulianova. Si, la città di Marcozzi e di “Frosinone, culone”. In campo però ci sono Torrese e Casalbordino. Ben due le troupe televisive presenti nell’impianto per trasmettere la partita. Quella di Laqtv, che segue il campionato d’eccellenza in sinergia con uno dei colossi televisivi locali, Rete 8. L’altra appartine appartiene a Super J.

Rete 8 ha vinto la gara per l’assegnazione in esclusiva dei diritti per il campionato d’eccelleza. L’editore di Super J però non sembra averla presa bene. Il signor Filippo D’Antonio, editore di super j è anche il vicepresidente della Torrese.

La vicenda sta per assumere i connotati della farsa, intesa come opera teatrale. Punteggiata da momenti di vera comicità che poi sfiorano la tragedia. L’uomo si piazza davanti alla telecamera del suo competitor. Ne ostacola chiaramente le operazioni, questo però è solo il preludio.

Il signor D’Antonio si esibisce in una danza con l’obiettivo della telecamera, alternando gesti osceni, esultanze, intemperanze. La troupe di Laqtv non è in condizioni di operare. Non solo gli è impedito di svolgere il suo lavoro, diviene oggetto di scherno.

https://www.youtube.com/watch?v=rtsJrMtMmNc

Non è che il calcio a cinque, il futsal italico, sia scevro da queste situazioni. Commentatori che si lasciano andare a parole in libertà a microfoni aperti. Dallo “Speriamo che finisce presto, che ce ne annamò a magnà” nell’intervallo della finale femminile di Coppa Italia, tra Kick Off e Lazio, diretta su Sky Sport. Al più colorito e più recente: “annatevela a piglià nel culo” al doppio vantaggio della squadra di casa contro la capolista. Fino al “portiere para tutto” anche se prende 5 pallonate in faccia.

Se “Frosinone, culone”, resta come gli altri un momento sul quale si può anche fare dell’ironia e forse si deve, c’è una scitteria che dovrebbe invece preoccupare. Le gare che assegnano i diritti in esclusiva, vengono affidate semplicente al miglior offerente. Non c’è la minima “due diligence”. Zero.

Basterebbe davvero poco. Un pò di ricerca, della qualità. Anche se comporta un costo maggiore. Avere un buon prodotto, non basta. Non in questo genere di mercato, non con questa concorrenza e offerta alternativa. Il valore di produzione, resta una componente importante della narrazione anche sportiva. La lezione di Rai Sport, la morte della televisione di stato come strumento di diffusione del calcio, avrebbero dovuto servire da sottolineatura agli eventi che stiamo vivendo.

Invece, nulla. I dilettanti restano prigionieri di certi figuri. “Del basta che si vede”, anche se non si sente, “del basta che se ne parli”. Sarebbe ora di dire semplicemente: basta.

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