Italia eliminata e il rumore della bolla

La nazionale italiana di futsal non si qualifica per il mondiale in Uzbekistan. Fallisce così la seconda ricorsa consecutiva alla qualificazione alla Coppa del Mondo. All’interno della bolla degli appassionati del futsal, qualcuno non ha atteso nemmeno il fischio finale per sfogare i suo astio. Il quattro a zero a favore della Spagna garantiva un certo spazio di manovra social.

Per social, intendo Facebook, al di fuori della F blu, il futsal italiano è praticamente inesistente. Commenti scritti tutto in maiuscolo, coltelli da affilare sulla pelle social altrui, una serie infinita di regolamenti di conti, vecchi e nuovi. Un forte rumore di castori che rosicchiano e di partigiani sulle montagne a difendere l’italico blasone.

Ma è davvero così importante? Il calcio a 5 possiede la capacità d’essere fenomeno sociale? Poco meno d’un ora dopo l’eliminazione della MaxItalia dal mondiale, il Bologna buttava fuori dalla Coppa Italia l’Inter. Il calciofilo medio italico e piombato sui social, in questo caso perfino il neo adottato Threads, per dileggiare la caccia sfumata al “triplete” neroazzurro.

Al mattino l’inondazione opinionista è arrivata a seguito della decisione della Corte Suprema Europea che dichiarava FIFA e UEFA, nelle premesse, soggetti che abusano di posizione dominante. Una delibera che ha cambiato per sempre il calcio mondiale, la sua struttura competitiva ed economica. La sconfitta dell’Italia di futsal, la sua debacle anche piuttosto fragorosa è finita affogata da quello che è davvero un fenomeno sociale: il calcio.

Anche restando all’interno della bolla, pensate davvero che questo inciampo sportivo, influisca sulle decisioni dei presidenti dei club di calcio a 5? Sia in qualche modo importante per il Club Italia? Ai presidenti di club italiani importa vincere, possibilmente senza svenarsi. Sono sinceramente più irritati dall’aumento dei costi dei giocatori italiani, causato dalla Riforma Bergamini, che da una non qualificazione.

Anzi meglio, avranno pensato, senza impegni extra i giocatori non corrono il rischio di infortunarsi. Loro continueranno a dare la caccia alla figurina da attaccare all’album della squadra e con la carta che avanza comporranno squadre giovanili buone solo per accumulare sanzioni pecuniare.

Il Club Italia controlla tutte le nazionali, di cui sono emanazione. Agisce con tempi elefantiaci e solo se costretto da eventi stringenti, da una pressione dell’opinione pubblica più che da una necessità agonistica. Le sue nomine sono spesso politiche e raramente sportive.

L’Italia di futsal è impegnata in un percorso. Le parole hanno un significato, sono importanti. Percorso deriva da percorrere, scorrere per la lunghezza. Diversamente da tragitto, che indica il traghettarsi ad esempio da una condizione all’altra, scorrere è attraversare gli eventi. Passare attraverso e sopravvivere.

La natura delle competizioni per nazionali, le regole che adottano per la partecipazione al gioco, anche in questa edizione delle qualificazioni al mondiale sono state ampiamente aggirate e poi sanzionate. Spesso eluse. Sintomo di un distacco tra l’identità delle squadre nazionali e il campionato di riferimento.

Se la questione della scarsa competitività del futsal nazionale italiano non fosse una questione solo di regole? Oggi il calcio è stato ufficialmente dichiarato dalla Suprema Corte Europea: industria. Non sport, industria. Quindi tenuto a regolarsi da norme economiche. Come pensa il futsal italiano di sopravvivere come hobby, orientato da scelte egotistiche, influenzato dalla ricerca personale del piacere di uno, di quello che vince.

Ondivago nelle sue decisioni politiche atte a compiacere quella maggioranza volatile che vota pensando all’interesse del proprio quartierino. Destrutturato al punto da ingannare se stesso in una girandola di luci e colori che hanno l’unico effetto d’accendere i riflettori sul fallimento sportivo.

Risolvere le questioni del calcio a 5 è compito di chi chiede e ottiene d’essere eletto in base ad un programma. Sarebbe già importante riconoscere che queste questioni esistono e che esulano dalla sfera emotiva. Se dopo sette anni di vittorie Jorge Gomes Braz è chiamato a rispondere della sconfitta del suo Portogallo, penso che si possa anche rispondere di una eliminazione. Il problema non risiede mai in chi pone la domanda ma nella qualità della risposta.

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