Jessika è Dennis

Ho passato tante forse troppe ore ad osservare partite di calcio a 5 femminile. Distraendomi spesso e perso in dettagli che spesso sono importanti solo per me. Molti di quei minuti sono trascorsi anche cercando d’associare un calciatore ad alcune delle giocatrici di calcio a 5. Un tentativo di comunicare anche fuori dalla bolla del calcetto la bellezza di uno sport che dovrebbe essere intrecciato di tecnica personale e velocità. Forse anche perché quell’associazione in qualche modo mi ricorda un’età passata e un fasto d’altri tempi.

A lungo ho associato, forse più per una vaga somiglianza nelle movenze e perché no nella struttura delle gambe, Jessika Manieri ad Andreas Möller. Sebbene del talentuoso tedesco abbia sicuramente la raffinatezza tecnica e alcuni giocate mancava qualcosa. Jessika non ha l’aria triste di Andreas, piuttosto sembra sempre accigliata.

Guardavo la sua squadra subire in casa contro una compagine clamorosamente meno attrezzata. Lei restava un faro in una prestazione deludente. C’è sempre da osservarla con attenzione Jessika. Così da un suo assist arriva il gol del pareggio e da una conclusione personale il raddoppio che spiana poi la strada alla vittoria. C’è una lunghissima sequenza, immediatamente successiva al gol. Lei avanza lentamente verso in centro del campo e guarda in direzione dell’arbitro lato panchine del Pala Roma. Verso l’arbitro, reo probabilmente di una prestazione vergognosa.

Dov’è che ho visto quello sguardo? Tagliato a metà con la sfida e metà con la rabbia agonistica e intriso di pura consapevolezza? In Dennis Nicolaas Maria Bergkamp. L’olandese “non volante” perché soffriva di una psicologico terrore del volo. Non nella sua triste versione con la maglia dell’Inter di Moratti. Ma quella splendente bianco e rossa dell’Arsenal. Al giocatore dei Gunners è attribuito il gol più bello nella storia della Premier League, non del campionato di calcetto dei bar del paese. La Premier League.

Osservatelo, perché come direbbe Thierry Henry: “quel gol non si può spiegare a parole”. Dal momento in cui Pires lo imbecca fino alla corsa dopo un gol in cui ogni gesto è pensato prima che accadesse. Di lui Viera ha detto: “è l’unico giocatore che pagherei per vederlo giocare” ed ha aggiunto: “quel modo di giocare fa innamorare la gente del gioco del calcio”. Qui c’è il link al breve documentario che la Premier League a dedicato a quel gol.

Osservare Jessika ha per me quel medesimo riflesso, quella gioia nel vedere non solo la giocata, ma l’intelligenza tattica, la padronanza del campo. Quel particolare modo di percepire lo spazio, non come mancanza ma come opportunità. Non guarda mai il pallone così che possa osservare lo spazio intorno a lei.

Quello che molti giocatori hanno solo nella testa, Dennis e Jessika lo manifestano anche attraverso i loro piedi. Ti fanno tornare a casa con l’idea di aver visto qualcosa che vuoi condividere con gli altri, che il tuo investimento di tempo non è stato vano. Esattamente come per Bergkamp anche osservando Jessika mi chiedo quante partite mi sono inutilmente perso, come se avessi perso qualche puntata della mia serie preferita.

Tutto in uno sguardo. Dentro mille ricordi, istanti di felicità e bellezza.

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