Come le divisioni degli sport, come le punizioni e come certe idee. Che arrivano dopo e con calma quando però ormai non servono più. Domenica a seguire la B di futsal e la A2 di pallavolo, tutto al femminile. Pochi chilometri di distanza tra i due palazzetti eppure due universi completamente diversi.
La curiosità è un motore che sembra non rompersi mai, c’è qualcosa che non conosco, che non ho visto. Talvolta pericoloso, perché mi sento sempre inevitabilmente incompleto e ignorante. Spaventato da quanto sono cosciente di non sapere.
Dal Pala Senna al Pala Roma. Da come il futsal si racconta a quello che è, visto da una prospettiva diversa. Il futsal femminile di B è quel periodo di breve transizione nel quale chi punta decisamente alla A asfalta nei risultati chi cerca di sopravvivere nella seconda categoria nazionale, non è che poi ce ne sia una terza. Quello è l’infausta Serie C, una Serie B ma con le trasferte corte.
Il calcio a 5 femminile, già. Nel quale all’apparenza nessuno è mai favorito, in cui tutte le partite sono difficilissime, in cui bisogna stare attenti ai dettagli, alle insidie anche di squadre che provenendo dalla categoria inferiore hanno scelto di non cambiare l’organico. Nel quale la stessa squadra riesce a passare dall’essere accreditata tra le favorite, a cenerentola, così con un colpettino di tastiera.
Quello stessa disciplina che ignora la sua vera forza. Che non è nel risultato ma in quei chilometri che macinano un gruppo d’appassionati non di futsal ma dei suoi giocatori. Il futsal al femminile è soprattutto questo, la sua anima umana. Quella che ti permette d’andare a cena non solo con le tue giocatrici preferite ma con quelle donnine meravigliose che giocano anche “a pallone”.
In Italia, al sud, in fondo tutto avviene intorno ad un tavolo, possibilmente stracolmo di pietanze. Evento che dovrebbe essere accompagnato dal coro che cantano da un anno a questa parte i tifosi granata del Torino: “ci beviamo gli ettolitri, ci fumiamo anche gli alberi, solo per te granata ale, al lavoro ci licenziano, le ragazze ci lasciano, solo per te granata ale”
Vorrei regalare al futsal degli ultras, quelli veri. Come quelli del Torino. Ma anche del Sora che in occasione della partita con il Campobasso hanno messo su una coreografia che raccontava di quando il Ginnastica Sora giocava le sue partite nella piazze della cittadina.
Perché la passione dei tifosi non s’alimenta con le vittorie ma si tempra nelle sofferenze. Facile essere oggi un tifoso del Manchester City. Ecco gli occasionali passano, fanno un paio di giri sulla giostra, scoprono che non è così luminosa come credevano e scendono. Quelli che macinano i chilometri e me li ritrovo per una partita sportivamente irrilevante sugli spalti per “cenare insieme”, ecco quelli non passano mai.