Audio del VAR e Calcio Femminile

Sono trascorsi appena una trentina di giorni dalla gara andata praticamente deserta per l’assegnazione dei diritti criptati della serie a femminile di calcio. Gli unici assegnati furono quelli per una partita in chiaro a settimana. Un clamoroso flop per il prodotto della FIGC.

Accade però qualcosa in questi trenta giorni, nelle prime otto giornate di campionato di Serie A di calcio, quello al maschile. Le polemiche su alcune decisioni e altrettante non decisioni del VAR, monta più furioso che mai.

I broadcaster tradizionali pestano fortissimo sulla loro grancassa mediatica chiedendo a gran voce che vengano resi pubblici, che siano trasmessi in qualche modo. L’AIA è messa alle strette, la credibilità degli arbitri fortemente incrinata.

DAZN che in Italia detiene in esclusiva quelli della Serie A si fa avanti con una proposta commerciale. Nel corso delle brevi ma intense trattative si arriva ad un accordo, che include però altro. DAZN si accolla per un milione di euro l’intera Serie A Ebay femminile.

L’asta andata deserta, solo qualche tempo prima sembra essere dimenticata. DAZN nel volgere di poche settimane decide che quelle partite ora valgono un milione di euro. Da zero ad un milione. Cos’è accaduto di così importante da rendere un prodotto che LA7 ha scelto di sostituire la Saudi League per acquisire un valore così alto.

Alla Serie A femminile è “successo” l’audio del VAR. In un colpo da grande Richelieu, Gravina trasforma uno dei flop più dolorosi della sua gestione, il fallimento del calcio femminile come prodotto commerciale, in un successo, “con la sola imposizione delle mani” per citare Raul Cremona e il suo fortunato mago Oronzo, la serie A femminile vale criptata un milione di euro.

Per avere il VAR ci si deve accollare il calcio femminile, come fosse un titolo subprime tossico. A quel prodotto si assegna un valore arbitrario, visto che la stima del settore si attesta per quei diritti, intorno ai 300 mila euro.

Esattamente quello che la Rai ha pagato per i diritti in chiaro. Questa sopravvalutazione che ora viene salutata come un risultato straordinario nel prossimo futuro sarà il masso che manderà a fondo ogni tentativo di vendita futura dei diritti televisivi.

Perché nessuno, se non costretto dagli eventi ma intenzionato ad ottenere altro, offrirà mai quella cifra. Non c’è una base di pubblico, la community ha numeri oggettivamente ridicoli per un broadcaster mainstream. Non li vale la premier league femminile, non il campionato spagnolo o quello francese. Però la Seria A italiana, si. L’espressione sportiva d’un movimento che fatica ed arranca fuori dai confini nazionali.

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