Caffè Corretto – Dopo Ferragosto

L’unica temperatura accettabile è 16 gradi. Possibilmente imposti da un condizionatore che buca la fascia di ozono, provoca siccità eterna ma frescura al sottoscritto. Avete presente quell’arietta pungente, che v’accarezza in visto quando uscite al mattino al paesello, in montagna.

Lunedì dopo Ferragosto. Quel giorno dell’anno in cui donne truccatissime e con il costume più costoso tra quelli in loro possesso, s’accompagnano a uomini visibilmente sudati e molto ubriachi. Tutto bellissimo se però non siete Marco e non dovete gestire un bar sulla spiaggia. Perché v’assicuro che i suoi vocali, erano anzi sono, inequivocabili.

Ferragosto. Quello che vivi con moderazione.

Arrivano i giocatori, le giocatrici e la stagione agonistica inizia a prendere l’abbrivio verso l’autunno che sembra solo all’apparenza così lontano. I maggiori campionati di calcio sono già in corso, quelli minori lo saranno tra pochi giorni.
Il futsal italiano, si raduna appunto. Strutturalmente immutato, agonisticamente ancora incastrato tra gli stessi rapporti di forza che hanno indirizzato la scorsa stagione.

Mentre Ariana Grande, tiene uno dei concerti del suo Tour Mondiale, dentro il videogame Fortnite, i Black Eyes Peas lo fanno dentro ad Adventure Quest. Il trend tende ad espandersi, notevolmente. Tutti gli sport tradizionali cercano un sistema agonistico che permetta di generare utili finanziari. L’atletica senza la Diamond League e come il nuoto senza la International Swimming League. Il “calcetto a cinque cosa fa”?

“Giochetti elettronici”. Maledetti boomer.

Nulla, almeno in apparenza. Iscrivendosi ogni società cede in toto i propri “diritti d’immagine” alla LND. La norma non ha una particolare complessità. Nella sua genericità resta facilmente aggirabile e nel contempo estremamente restrittiva. Sono però dotato di una spropositata curiosità e allora ho deciso di chiedere un consulto professionale. Non ho passato metà della mia vita professionale nell’editoria a vuoto.

Tecnicamente nessuna delle società di Serie A, ha mai depositato il proprio logo. Ho controllato presso l’ente preposto alla tutela del diritto d’autore. Quel mastodontico monumento alla burocrazia che tutti nell’ambiente chiamano semplicemente SIAE. Gli stessi che si fanno ancora consegnare i libri nel compact disc. “True story”.
Nulla impedisce quindi di mettere su un business di vendita di maglie, sempre che esista un vero mercato capace di supportarlo. Basta trovare un produttore capace di replicarne una, la fate firmare dal giocatore e vi siete regalati un bene spendibile.

Il Pescara del patron Iannascoli, aveva intuito questa possibilità e aveva addirittura iniziato a produrre le maglie con il marchio “match worn”. Quella società però ha chiuso i battenti, prima che fosse possibile capire se quel mercato era ance sostenibile. Le leghe dei dilettanti in generale restano una terra di nessuno, avvolte da regole ambigue con un management  pronto ad impossessarsi di un prodotto, quando questo diventa tale.

“wearequalcosa” non muore mai


In un paradosso legislativo, nemmeno il logo della Divisione Calcio a 5 è protetto da eventuali riproduzioni di terze parti.
Le squadre le stampano liberamente sulle maglie di gioco, altre addirittura giocano con quello “vecchio”. Una giungla, letteralmente. Vige però la legge del più forte, in virtù di quella adesione e iscrizione, alla stagione agonistica corrente. Lì viene tutto integralmente ceduto, gratis. De Laurentis impazzirebbe al solo pensiero.

Perché è così complesso muovere una iniziativa imprenditoriale nello sport dilettantistico. Esempio. Potreste decidere di investire nella trasmissione radiofonica, in diretta, delle partite di calcio a 5. Quelle giocate nelle tensostrutture, quelle dove mettere una telecamera decente è impossibile. In termini di costo, vi trovereste in una condizione di vantaggio. Minima richiesta di risorse umane, minima l’attrezzatura. In considerazione della povertà tecnica e atletica degli eventi, è la soluzione ideale.

Podcast in diretta, ovunque. Letteralmente.

Nel caso riuscite a farlo diventare un business, far pagare gli utenti per il servizio e non le società, la Divisione Calcio a 5 o la Lega Dilettanti hanno il potere di distruggere il vostro business con un click. Ovviamente per poi lanciarlo nuovamente come servizio alle squadre.

Il futsal non ha una massa di consumatori. Non ha dei tifosi disposti a spendere per acquistare il prodotto calcio a 5. L’ingresso ai palazzetti è gratuito, nonostante questo, spesso sono desolatamente vuoti. Se non guardano uno spettacolo, nemmeno se è gratis, c’è un problema. Se vengono investiti fondi, risorse e tempo nella produzione degli eventi ma non si riesce ad intercettare un pubblico, quel problema è davvero serio.

Di quale problema parlo? Più di uno in realtà, tanto da comporre un lungo elenco. Si passa dall’onanismo digitale: l’abitudine a condividere solo quello che ci riguarda. S’attraversa la pianura di una comunicazione aziendale risolta con alcune righe di luoghi comuni. S’impenna sulle salite di una strategia di promozione inesistente, affidata spesso al “cuggino”, perpetrata attraverso vecchi schemi. incapace di innovare e quindi irrilevante. Scivola lungo le discese della mancanza assoluta di critica, di opinione. In una lunga sequela di frasi da libro cuore, il tifoso s’addormenta o s’interessa ad altro.

Lei è carina anche quando dorme

Terni, la Ternana era una piazza difficile. Lo resta tuttora. Voglio tralasciare l’aspetto tecnico ed economico di quella vicenda. Mi soffermo su quello umano. Ero seduto su quei gradoni, quella gente ci credeva davvero ed è facile capire la differenza. Gli spalti erano pieni. Abituato a vedere quelli della mia squadra locale occupati nei soliti cinque posti, vedere gente preparare delle coreografie m’ha fatto pensare a mia sorella, nella curva del Perugia. In piedi sotto l’enorme bandiera di un galeone bianco e rosso.

Parlo di Terni e c’è una foto della curva del Perugia. Nulla è mai per caso.

Si tratta di collegare le emozioni. Di prendere un prodotto, impacchettarlo riempiendolo però di vivide sensazioni, alle quali il cliente tifoso si può riconoscere. Ci sono, già adesso. Seppelliti nel mezzo di mille titoli di “bomber tizio”, “colpo di mercato” e la presentazione del nuovo magazziniere.

Nel calcetto a cinque c’è in vigore un distorto principio di eguaglianza, quello che mette sullo stesso piano il miglior giocatore al mondo e quello che in panchina indossa solo la pettorina. Quello che è in distinta per fare numero e quello che fa i numeri in campo. Ho ritrovato queste parole più adatte a spiegare questa stortura: “Sarà la punizione del principio astratto dell’uguaglianza, che dispensa l’ignorante dall’istruirsi, l’imbecille dal giudicarsi, il bambino dall’essere uomo e il delinquente dal correggersi”

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