In un trafiletto basso

Un trafiletto basso, nel giornale locale “Il Centro”. Nella pagina sportiva appena prima dei necrologi. Forse una coincidenza, forse no. Arriva così agli sportivi locali la notizia di stampa che segna inequivocabilmente la fine di un’era.

Nell’area metropolitana di Pescara per la prima volta da quando non c’era nemmeno il ponte del mare e la festa di Sant’Andrea durava una settimana, non ci sarà una squadra di calcio a 5 maschile in Serie A. Sti cazzi?, forse. Però l’unica Coppa dei Campioni del futsal, con la sua strana forma e il suo metallo che tende ad ossidarsi troppo in fretta, l’ha vinta una squadra in quel lembo di costa adriatica.

Una vera, anche se era la prima e mancavano un po’ di squadre in quella edizione della competizione ma ora non mi sembra il caso di fare le pulci a chi alza la coppa che sembra almeno quello, ammettiamolo, l’occhio di Sauron. S’è vinto tanto in uno spazio fisico così ristretto, racchiuso tra il casello autostradale di Città Sant’Angelo e il fiume Pescara.


Il futsal fagocita ancora un pezzo della sua storia. Scudetti, Coppe e Supercoppe e perfino palazzetti pieni, nei derby ma quelli veri. Le rivalità sportive quelle reali, senza quartiere. Quel “siamo ancora qui” suonato e cantato, in una maldetta finale scudetto con la squadra di casa che indossa i colori neroazzurri, oggi rimbomba quasi come una beffa.

Il calcetto perde un pezzo di storia e non s’interroga mai sul perché. L’accetta come ciclico e cinico risultato naturale, inevitabile quasi. Potrebbe non essere l’unico cadavere a dover essere seppellito in questa stagione iniziata solo da sei giorni, al settimo non si riposa nessuno.

Cadaveri eccellenti o meno. Il Pescara è stato semifinalista nei playoff scudetto, solo una manciata di settimane fa. Una disciplina la cui comunicazione derubrica a notizia da poche righe la mancata iscrizione di una squadra finita tra le prime quattro della massima divisione e festeggia con clamore l’ingaggio di un giocatore 41enne come un grande colpo di mercato è parte di uno scenario destinato a ripetersi identico.

Se lo Sporting Lisbona, dominatore in patria e in Europa, decide di ingaggiare per il suo attacco, un venticinquenne brasiliano pescato nella seconda divisione portoghese e in Italia continuano a circolare gli stessi nomi a dispetto di qualsiasi dato anagrafico, strapagandoli, possiamo davvero meravigliarci della ” grande moria delle vacche”?

Eppure arrivano sempre nuove società pronte a ripetere lo scenario della “Kobayashi Maru” convinti di poterlo battere. Non accade mai, a meno di imbrogliare come ha fatto James T. Kirk. Sarebbe il caso di cambiarlo quello scenario, di apprezzare la disciplina per la portata economica che ha realmente e l’ambito d’interesse nella quale si muove.

Invece no. Ci sono squadre che raggiungono la salvezza e sfiorano i play off, che mancano all’ultima giornata per una incredibile e inaspettata sconfitta contro una squadra che non aveva mai vinto nell’intera stagione. Oggi sembra siano sul punto di chiudere. Nell’ambiente però la notizia è data per certa tanto che una società retrocessa si considera già ripescata. Non si retrocede mai davvero.

Lo spettacolo del futsal. Forse decisamente è più una commedia musicale, una sorta di teatro di rivista ma vorrei tanto poter scomodare direttamente Garinei e Giovannini. Nota a margine: i due si conobbero nelle redazioni di Gazzetta e Corriere dello Sport. Fine nota a margine.

Dovremmo iniziare ad applaudire più quelli che spendono nel solco della sostenibilità nel tempo, senza inseguire il desiderio e l’urgenza di una improvvisa minzione. Quelli che riescono a trovare giocatori a basso costo ed hanno il coraggio di lanciarli in prima squadra anche se probabilmente non gli garantiranno una coppa di latta.

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