Se il calcio in Italia non vende, il futsal?

Le parole di Gravina, presidente FIGC:

“La domanda che ci dobbiamo porre è se sia giusta la qualità del prodotto che noi offriamo. Su questo probabilmente dobbiamo fare una riflessione”.

Se è il calcio a porsi il problema della qualità del suo prodotto, perchè non lo fa anche il futsal? Le premesse economiche tra le due discipline sono profondamente diverse.
Il calcio cerca di vendere le dirette delle partite di Serie A, ad un prezzo al momento ritenuto fuori mercato. Poco appetibile in termini di resa pubblicitaria e d’abbonamenti.
Il futsal contribuisce in maniera sostanziale attraverso la Divisione Calcio a 5 e i club alla sua messa “in onda”.

“Noi viviamo all’80% sulle revenue collegate ai diritti. Dove il nostro mondo, quello legato alla Figc e tutte le componenti per caduta, siamo soci di minoranza”.

Se Gravina si preoccupa giustamente che la principale e stando alle sue stime, unica fonte di guadagno venga a generare un ricavo insufficiente, il futsal non deve certo preoccuparsi di questo.

Le sue revenue arrivano principalmente dalle quote d’iscrizione delle società e da una partecipazione della LND. Non è un business in Italia, questo futsal, ma cerca d’essere merce. Ma come?

Il calcio italiano vuole essere, contemporaneamente, un prodotto globale ma radicato sul territorio. Impresa impossibile perché le istanze tra i due clienti sono profondamente diverse. Si può essere radicati sul territorio accettando che i potenziali clienti generino introiti immensamente più contenuti di quelli possibili con una fan base planetaria.

Non si può rivendicare una nostalgia per i tempi che furono e proporre allo stesso tempo un prodotto che la Gen Z e le successive non sono disposte ad acquistare. È un po’ come pretendere di vendere la brillantina Linetti e usare Collina come testimonial per poi meravigliarsi del flop.

Il futsal è un sottoprodotto del calcio, ma continua a vendersi come un prodotto alternativo al calcio. Rivendicando pervicacemente la sua lontananza e la sua diversità. Il padel ad esempio della sua attiguità al tennis ne ha fatto vanto. Così tantissimi praticanti del tennis si sono riversati nella nuova disciplina cercando una seconda giovinezza agonistica.

Il basket 3vs3 che ha debuttato anche alle olimpiadi, sogno e ossessione del calcetto italiano quello dei cinque cerchi, di certo non di definisce “best sport on earth” ma nemmeno credo miglior sport del pianerottolo. Sopratutto non rivendica alcuna lontanza dal basket.

Una questione di soldi. Può non piacere questa deriva economica dello sport professionistico e finto dilettantistico ma tornando a citare Gravina:

“Per uno come me che ama la dimensione del mondo diversa da quella economica e che è quella che ci sta dando forza di progettualità in questo periodo, è chiaro che questo non è un percorso che condivido, ma purtroppo bisogna tenerne conto”

Il futsal italiano è stato trasmesso sulla Rai, sul canale tematico Rai Sport, su Fox Sports e ora su Sky Sport. Vi risulta sia esploso, piuttosto imploso, almeno un paio di volte.
Non sarà forse il caso di chiedersi se il problema non sia il canale ma il prodotto? Nella stessa misura nella quale il presidente della FIGC si pone la questione.

Siamo sicuri che giovi allo spettacolo mandare in campo per “Regio Editto” giovani virgulti italici? Oppure affidarsi a giocatori che hanno ampiamente attraversato il Rubicone dei loro anni migliori? Che la moria annuale dei club che affligge come una piaga biblica il calcetto italiano aiuti la crescita del prodotto?

Questo poteva essere il momento per mostrare i giovani talenti. Se sono scarsi però, lo spettatore occasionale penserà: “gioca a calcetto perché è troppo scarso per giocare a calcio”. Se è più vicino al cimitero degli elefanti che alla prima comunione, sempre l’occasionale penserà: “ecco non riesce più a giocare a calcio, gioca a calcetto”.

Oggi la Serie A di calcio è percepita come quel campionato dove vai a giocare se non sei abbastanza bravo per andare in Premier League, allo stesso modo il futsal italico rappresenta la periferia di un impero nel quale si parla spagnolo o portoghese.

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