Ricardo Cámara Sobral, meglio noto come Cacau, nominato solo tre mesi fa Direttore Tecnico del Napoli Futsal di patron Perugino, dopo l’esonero di Marin, era l’uomo della provvidenza chiamato a portare a termine la missione Scudetto.
Invece, colpo di teatro. Il tecnico brasiliano diserta e si rende irreperibile prima di gara 3 della semifinale scudetto tra il suo Napoli e l’Eboli per volare in Iraq e diventare CT della squadra asiatica. Questi i fatti. Il racconto della vicenda però sembra avere contorni meno netti, come se nel continuum narrativo mancasse qualcosa. Si schivano forse i quesiti più pruriginosi, quelli meno comodi.
Al netto di alcune esternazioni di figure che hanno offerto non richiesti giudizi morali sul tecnico brasiliano, l’ufficialità della società partenopea si racchiude in un comunicato nel quale si definisce: “incredula nell’apprende l’ufficialità…”. La “rosea” riporta tuttavia che i dissapori tra allenatore e dirigenza fossero sorti dopo gara 2 (vinta dalla Feldi Eboli).
A questo punto della storia, ci sono più domande che risposte. Com’è possibile per un tecnico rendersi irreperibile, così nel giro di pochi giorni? Svuotare casa, recarsi a Capodichino, prendere un aereo e volare in Iraq, senza che non trapeli nulla. Nessuno s’è recato a casa di Cacau quando ha smesso di rispondere ai messaggi e alle telefonate? Cacau emulo di Jason Bourne.
Quanto erano gravi i dissapori maturati in una sola settimana da impedire al tecnico di sedere in panchina, portare a termine il suo incarico e poi volare in Iraq. Come d’altronde sembrava essere già previsto. Bagdad meglio di Napoli per il brasiliano, bene, ma perché scegliere d’uscire di scena così?
La notizia fa presto il giro almeno dell’Europa digitale che si occupa di futsal. Dai siti spagnoli a quelli portoghesi, il novello Jason Bourne è al centro dell’attenzione. La Feldi Eboli però mentre Cacau assiste ad una partita del suo Iraq, schianta il Napoli e vola alla sua seconda finale scudetto consecutiva. La stagione azzurra è priva di soddisfazioni e non che siano state lesinate le risorse economiche. L’esonero di Marin si rivela probabilmente affrettato in considerazione degli effetti finali sulla stagione alle pendici del Vesuvio.
Forse con il tecnico spagnolo non sarebbe cambiato nulla, ma con lo stupendo “senno del poi”, quello di cui son piene le fosse, si sarebbe potuto evitare questo imbarazzante momento d’avanspettacolo del calcetto.