Non c’è nessun problema nel futsal

Semifinale di ritorno dei play off di serie A2 di calcio a 5, tra Todis Lido di Ostia e i viterbesi dell’Active Network. Al PalaTorrino sul cronometro mancano 52 secondi. Gedson viene espulso. L’arbitro interpreta come simulazione uno scontro di gioco, tra la proteste della squadra di Ostia, il giocatore deve lasciare il campo.

I viterbesi dell’Active Network approfittano della superiorità numerica e segnano con Poletto il gol del vantaggio e della vittoria. Sirena. Dopo il pareggio per uno a uno all’andata il Lido di Ostia non riesce a strappare il biglietto per la finale.

I tifosi lidensi, dopo la partita, aggrediscono una volta uscito dagli spogliatoi, l’arbitro. Vola qualche spintone e qualcuno raggiungere il direttore di gara, con un pugno al fianco, come risulta dai verbali della Questura. Fino a qui, storia d’ordinario calcetto a cinque.

Nelle ultime settimane e in generale durante la stagione, questo genere di comportamenti da parte di diversamente tifosi e dirigenti, si sono verificati con inquietante puntualità per una disciplina che ad ogni occasione cerca di ricordare, affermare e rivendicare la sua distanza dal calcio.

Eppure questi sono comportamenti tristemente tipici, proprio nel calcio. Non conoscono confini a quanto pare e il futsal non ne è immune. Come racconta o come pensava di essere. Questi sono episodi destinati a ripetersi perché a questi si trova una giustificazione.

“Al peggio non c’è mai fine. A Viterbo era già successo di tutto, ma nel match di ritorno, al PalaTorrino, si è andati decisamente oltre: il rosso a Gedson, infatti, è qualcosa al limite del grottesco. Il Todis Lido di Ostia Futsal intende esprimere la propria indignazione per quanto accaduto nella semifinale playoff e, più in generale, nel corso di questa stagione. Una stagione contrassegnata da ingiustizie e torti di ogni tipo: un vero e proprio disegno per colpire e cercare di affondare la nostra società.”

La dichiarazione del Todis Lido di Ostia. Così come riportata dai canali di comunicazione del club. Non c’è traccia di rammarico per l’aggressione, nessuna. Anzi prosegue quel comunicato ricordando l’inadeguatezza degli arbitri, quasi a giustificare l’aggressione. Se la sono cercata. Nessuna scelta apologetica. Via così, l’arbitro ci va contro, lo picchiamo.

Non solo l’inutilità del gesto, la viltà dell’aggressione. Ci si sente autorizzati a infierire con un pugno su un direttore di gara. Perché ritenuto incapace e in mala fede. Se prendiamo per buono questo modus operandi, vuol dire che il tifoso può picchiare il giocatore che sbaglia un gol? Il direttore sportivo che compra l’ennesimo brasiliano con i piedi montati al contrario? Il presidente di una squadra che retrocede perché non ha voluto gettare i suoi soldi al vento?

Il futsal non è diverso da qualsiasi altra disciplina. Si segnano gol sulla sirena esattamente come canestri sulla sirena, ma com’è che uno dei due ha i palazzetti pieni e l’altro gioca nelle tensostrutture che chiama con nomi pomposi? Ecco, forse una delle spiegazioni possibile la potete trovare in uno dei mille ricorsi o in un referto arbitrale.

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