Maggio è il mese del Race to World First, per il prodotto Blizzard, World of Warcraft. In questo periodo dell’anno si introduce nella scena competitiva un nuovo contenuto, le migliori gilde (squadre) si sfidano nella corsa per essere i primi al mondo a completare quella particolare serie di “boss fights”.
È uno dei gli eventi più seguiti nel panorama degli eSport competitivi. Lo scorso anno totalizzò una media spettatori di 78677 spettatori per un totale di ore consumate dagli spettatori di 34728910. Per un numero totale di 441 ore e 25 minuti di diretta.
L’aver partecipato ormai oltre un decennio fa ad alcune delle “race to world first” quando non era ancora l’evento mediatico che è diventato oggi, mi permette di osservare da una posizione privilegiata l’evoluzione e la costruizione di un evento intorno a qualcosa che è già mondialmente noto.
Al suo apice, nel 2008 WoW contava quasi 20 milioni di giocatori abbonati. Oggi è solo l’ombra di quella realtà, tuttavia resta un fenomeno digitale globale. A differenza degli sport tradizionali, gli eSports sono profondamente focalizzati al profitto. Sono prodotti d’intrattenimento che diventano sport.
Hanno una visione, la seguono con strenua pervicacia. Tanto da favorire anche comportamenti che di sano hanno ben poco. Così la competizione muta. Non è solo contro gli altri team è contro il tempo. Si dorme un paio d’ore al giorno, possibilmente sulla sedia davanti al computer. Si spinge il fisico oltre il limite. Perchè per essere i primi al mondo, tra milioni di giocatori, si è disposti a pagare qualsiasi prezzo.
Tutto è in diretta, senza quasi alcun filtro. Le strategie vengono elaborate in tempo reale, gli errori si palesano davanti ad una platea planetaria. Non ci si può nascondere, mai. Tutto è parte dello spettacolo anche lo sfinimento e le lacrime. Tanto quanto lo sono le urla, i conflitti interni e tutto quel corollario d’emozioni che solitamente associamo ad esempio al calcio.
Quando avete una pausa, cercate il canale Twitch echo_esport che si occupa di raccogliere tutti i feed delle squadre ed organizzarli in una unica diretta.
Il futuro dello sport competitivo è esattamente così.