Caffè Corretto – Caffè Borghetti

Nove anni fa, l’Italia di futsal maschile, si laureava Campione d’Europa battendo la Russia. Si ripeteva un successo dopo 11 anni dall’ultimo sempre contro una squadra dell’est europa, allora la vittima a Caserta fu l’Ucraina.

Le manifestazioni internazionali sono utilizzate storicamente per ammodernare gli impianti di gioco. Francia e Germania nell’ultimo decennio hanno persino sfruttato i mondiali femminili per aggiornare alcuni dei loro stadi più importanti.

Nove anni dopo l’ultimo successo continentale, il futsal in Italia non gode di buona salute. Gli impianti non sono migliorati e la generale percezione dello sport non è cresciuta. Si sfata così una leggenda metropolitana, quella che vede uno sport diventare mainstream perché vince o partecipa ad una manifestazione internazionale.

L’Italia domina nelle varie discipline della scherma da anni, non vorrete davvero sostenere che ci siano file agli ingressi per accedere alle manifestazioni sportive della scherma? Il movimento sportivo della scherma è sano e competitivo. La sua rilevanza come volano di relazioni e business resta confinato ad una precisa nicchia di mercato.

Tuttavia esiste più di una serie televisiva sulla scherma e non mi risulta ce ne sia alcuna su Netflix che parli anche solo di calcetto. Torniamo però a parlare di impianti, della “casa dello sport”. Il futsal in Italia è uno sport “in deroga” impiantistica.

Tensostrutture, campi dedicati al altri sport, palazzetti polifunzionali rari e rarefatti. Zero servizi e quando si è fortunati almeno c’è il bar. Spesso palestre con una sola tribuna e riprese conseguenti di pareti come nella C di basket lituano, in diretta nazionale.

Il tifoso moderno è profondamente diverso da quello degli anni 90 del secolo scorso. Allora era sufficiente ospitare il pubblico in un contenitore di cemento e latta, costruito con il solo scopo di vendere più biglietti possibile. Oggi quel tifoso è alla ricerca di una esperienza.

Se si desidera attirarlo, in qualche modo, sorge la necessità d’offrire una esperienza competitiva, almeno in termini di confort e servizi. In un paese come l’Italia dove nemmeno i club professionistici sono stati in grado di rinunciare al “prossimo grande acquisto” ed investire nell’impiantistica come possono farlo delle società di dilettanti?

Eppure quelle società concorrono per l’acquisizione di pubblico proprio con realtà professionistiche che non solo dispongono di capitali importanti e hanno almeno recentemente scelto d’investire in idee, che non siano appunto vendere il caffè borghetti.

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