Babbo Natale is on his way.
Nel futsal femminile, di Serie A, nell’italico stivale, questo momento dell’anno raramente coincide con la felicità delle feste natalizie imminenti. Anzi. Il Grinch aleggia rossiccio come sempre.
Questo è quel periodo dell’anno dove i progetti sportivi, tanto decantati anche dal portale a pagamento, scoprono che “gli sponsor non pagano”. Con una delle più trite e consunte scuse del calcetto a cinque.
Seriously.
Ancora con questa storia degli sponsor? Davvero? Come le donnine meravigliose di questa disciplina, continuino ad abboccare all’amo dei progetti fantasmagorici fondati sulla melma, resta un insondabile mistero degno della collocazione di Atlantide.
Squadre che partecipano a una serie senza una solidità finanziaria e prive della competenza minima. Organizzano una sorta di gita nella massima divisione. Arriverà in rapida successione, la retrocessione e poi la rinuncia a competere e all’attività nella stagione successiva.
Illusi o semplicemente preda di un delirio, pensano di approdare in un mercato che di fatto non esiste. Ignari e ignavi. Perché pigri al punto da non guardare nemmeno ai numeri.
Siamo su Sky e gli sponsor piovono. Again, seriously? Perché se vi va di scherzare e allora scherziamo. Ci sono un pugno di partite a stagione vendibili, oppure pensate che il calcio a cinque saponato sia una disciplina?
Il futsal è disposto a credere alle favole. Quelle di incassi e merchandising.
Voci di bilancio che costituiscono una parte marginale degli introiti di un club di calcio (Soccernomics, leggetelo ndr.) come diventano rilevanti nel futsal, al femminile casomai.
Il calcio ha un problema di sostenibilità, il futsal no. Seriously. Il calcio come prodotto è ridotto alla Premier League e alla Champions League ma dagli ottavi e il futsal invece ve lo rubano da sotto il naso?
Se così fosse, com’è che a dicembre c’è già chi smonta, smobilita, ridimensiona, saluta e se ne va? Com’è che la “moria delle vacche” si ripete ogni anno, più puntuale di una profezia scellerata di Cassano?
Nonostante tutto, c’è sempre un faraone, che arriva a dispensare munifici doni per riceve in cambio una Coppa, rigorosamente prodotta in serie e venduta su aliexpress. In un ambiente che si rifiuta pervicacemente d’imparare ma bravissimo a lamentarsi a posteriori.
Nel futsal italiano, il cambiamento costa ammettere gli errori. Quindi tutto è destinato a ripersi in meraviglioso giorno della marmotta. Però senza che faccia ridere davvero.