Serie A2 maschile, Futsal. Pala Di Vittorio, Terni.
Due macchine delle polizia a sirene spiegate scortano fuori dalla città umbra la squadra ospite, al termine della partita.
Sarà sicuramente così. Un episodio isolato, l’ennesimo. Quello che vede intervenire le forze dell’ordine nel corso d’un incontro di calcio a 5.
Certe storie iniziano dall’epilogo, questa è così.
Dalle note delle due società che ribadiscono quanto abbiano a cuore i valori dello sport, il rispetto, l’etica, la morale, la libertà e l’eguaglianza. Forse queste due ultime le ho aggiunte io, così. Mi chiedo e vi chiedo se conoscete società sportive che pubblicamente almeno, promuovono la violenza e la sopraffazione fisica e morale?
Se c’è bisogno di ricordare la propria rettitudine è perché questa è venuta meno. Un po’ come quelli che dicono: “sono una persona onesta”, lo fanno perché l’interlocutore probabilmente nutre dei dubbi al riguardo. Appare altresì chiaro che entrambe le società abbiano fallito nella loro mission.
Se intendevano promuovere una certa etica sportiva, la rissa da saloon andata in scena al Di Vittorio rappresenta l’esempio lampante d’un fallimento generalizzato. Dai dirigenti ai giocatori, nessuno escluso. Un fallimento che s’estende fino agli spalti.
Esiste e resiste una narrativa tutta interna al calcio a 5 che vuole raccontarlo come uno sport diverso dal calcio. Non lo è, chiaramente. Molti degli attori del calcio a cinque italiano hanno tentato e tentano di raccontare d’una superiorità morale presunta d’una disciplina che a leggere i comunicati del giudice sportivo è profondamente diversa da quell’idea di Campi Elisi che provano a propinare.
Pomezia – Genzano e la rissa durante la partita non è un fatto vecchio di eoni, è avvenuta una manciata di settimane fa.
Per trovare un episodio della stessa gravità tocca emigrare in Belgio in quel di Bruges, durante il derby tra Cercle Brugge e Club Bruges, quando il capitano della squadra “fiamminga” ha deciso che era una ottima idea provare a piantare una bandiera del suo club nel centrocampo dello squadra di casa. I giocatori “valloni” diciamo che non l’hanno presa con decubertiana filosofia.
Non è un problema solo del futsal d’italico stampo, se vi capita di leggere “La Giornata Tipo” avrete notato che si sono ripetuti soprattutto nelle serie minori episodi simili anche nel basket italiano. La possibilità che sia un problema di diffusa inciviltà non rende meno grave la situazione.
A rendere particolarmente odioso l’epidemico ricorso alla violenza fisica nel futsal è che questa origina spesso tra i quadri dirigenziali, si spande al campo dove ovviamente gli atleti si sentono giustificati ad agire se l’esempio che ricevono è quello che l’aggressione è legittimanta anche solo dalla provocazione.
Le squalifiche, le inibizioni anche pluriennali non risolvono alcun problema. Sono un buffetto, un “prometti di non farlo più” e poi te li ritrovi a bordocampo dopo un po’. Se dirigenti e atleti che si rendono attori partecipi di certi eventi trovano spazio all’interno di una disciplina ci si dovrebbe interrogare sul perché questi trovano spazio nelle trame della cultura sportiva del calcio a 5.
Li ritroveremo tutti, in campo e sugli spalti. Ancora.
Buona fortuna Futsal.