C’è il futsal sulla copertina?

C’è questa aria di Green Pass obbligatorio. Di un Covid che resta lì sospeso ad attenderci, più virulento nell’aria di un autunno che non è mai troppo lontano, nemmeno sotto la canicola estiva.
Aria condizionata, buco dell’ozono che s’allarga ma sopravvivenza assicurata, almeno per qualche altro giorno, confidando in un nuovo temporale, di quelli che sciacquano via anche i brutti pensieri.

Copertina di Sports Illustrated. Capeggia sulla bibbia dello sport mondiale, la foto dei FaZe. Non dei Bucks o dei Suns che si giocano il titolo NBA. Una squadra di eSport. Una di quelle che vince, che fa notizia, che genera controversia. L’intera parabola della narrazione, del percorso dell’eroe se volete, insomma qualsiasi intreccio narrativo preferite, s’applica a qualsiasi disciplina.

Mi soffermo sul sottotitolo: “How the Gaming, Streaming, Content-Creating Giant Faze Clan is redefining what it means to be a team”.
I tre elementi. Giocare, fare streaming e creare contenuti. Eccoli tre elementi essenziali per essere una squadra del terzo millennio. Non basta giocare, non bastano più i comunicati stampa e la piatta narrativa  scialba come una vodka del Lidl.

Forbes, nel 2020 ha stimato che i FaZe abbiano 305 milioni di dollari di ricavi, di questi 40 arrivano dai contenuti creati. Milioni, di dollari. Contenuti.
Intessendo rapporti con le star sportive tradizionali da Murray (NFL) a James (NBA) hanno realizzato un mutuo e benefico scambio di pubblico tra le parti. Accrescendo la popolarità all’interno di un pubblico diverso ma contiguo. Hanno percorso all’inverso la strada che dovrebbero abbracciare e lentamente percorre molti club. Le società di calcio stanno lentamente marciando in quella direzione.

Resto sempre affascinato dall’abilità dei collaboratori di SI nel riuscire a raccontare per immagini uno sport la cui attività propria di movimento si divide su due piani differenti. Quello fisico, mouse e tastiera o controller. Quello digitale, sullo schermo davanti al giocatore. L’arte del ritratto è particolarmente elusiva, ci vuol poco a ritrovarsi con una foto da matrimonio, con una collezione di foto tutte uguali.

Nel futsal spesso accade che le foto siano scattate per due ragioni essenziali: essere vendute, acchiappare like e condivisioni. In una sorta di replica alla velocità di un frame al secondo, raccontano esattamente quello che è già andato in diretta. Alcune posseggono anche tutte le caratteristiche tecniche e sono perfette per puntualizzare un momento, ma dieci uguali non servono alcuno scopo.

Una probabile riduzione degli accessi, una contezza diversa della disponibilità di posti nei palazzetti in un autunno probabilmente funesto comportano una programmazione diversa da quella di qualche anno fa.
Non ci sono certo folle oceaniche a fare la fila per prendere l’abbonamento alla curva di qualche squadra di A Femminile, ma nemmeno maschile.

C’è una lezione nella parabola eternamente ascendente dei FaZe. Lo studio, l’analisi e la capacità di comprendere le meccaniche narrative e gli strumenti per condividerle sono fondamentali. La macchina che crea contenuti per i FaZe, li veicola in tre direttive: Twitch, Podcast, YouTube. Per ragioni ovvie a chiunque possegga una basica comprensione di un testo complesso. I prodotti creati hanno la necessità di essere scoperti.

Ci sarà bisogno di sfatare un ridicolo tabù, quello dell’accesso alla squadra e ai giocatori. Sapete qual è uno dei programmi, filoni narrativi di maggior successo nel mondo degli eSport e ragione per la quale ci sono i FaZe e non Antetokounmpo e i suoi Bucks su quella copertina prestigiosa?
Hanno lasciato che all’interno di una narrativa controllata andasse in scena il melodramma. Lo scontro tra personalità molto forti, come lo sono quelle dei grandi campioni. Perché è così importante? Rappresenta il climax di ogni narrazione, c’è perfino nei programmi di Barbara D’Urso, almeno in alcune barbara d’urso, si la minuscola è voluta così non pensate ad un refuso.

C’è una ragione se il libro Cuore, resta un caso isolato, perché alla fine è noioso. Per la ragione opposta Lord of the Flies è una pietra miliare della letteratura mondiale e non solo anglosassone. Niente conflitto, niente viaggio dell’eroe, zero interesse. Se sono sotto due a zero all’intervallo e poi vinco tre a due in rimonta, è Davide contro Golia, è l’impresa. Queste sono emozioni che risuonano. Non tutti sono poi. capaci di raccontarle.

Se il padel si mangia i campi di calcetto, gli eSport si mangiano lo spazio pubblicitario, quello d’interesse degli sponsor, non solo di settore. Logitech, sponsor di settore, organizza con Porsche un campionato monomarca, indirizzato anche ai neofiti. Guardate ora bene il video.

Lando Norris corre più spesso sul suo canale Twitch corse digitali che Gran Premi di Formula Uno. JuJu Smith Schuster, ricevitore degli Steelers in NFL, è stato tra i primi a comprendere che il suo brand poteva espandersi oltre il campo. Kyle Murray anche lui in NFL ha un canale Twitch con settantamila followers.
L’avete vista BoboTV, ecco quello è solo l’inizio.

Avete compreso la minaccia? Si delineano i contorni di una battaglia che si può vincere, quantomeno battersi a patto di rinunciare al piattume di Pomeriggio Cinque. Programma che ha un suo pubblico, una sua dignità in termini di valore pubblicitario ma che non rappresenta un futuro, a meno di possedere una ridotta capacità cognitiva.

Il futsal è ancora incastrato in quel passato del “basta che si veda”, fatto di video con lo smartphone scarso, editato al volo a bordo campo. Del “basta che se ne parli” punteggiato di tutti i luoghi comuni che uso sempre per raccontare la Volta League solo perché mi fa sorridere l’idea di poter scrivere come se fossero reali, partite digitali.

Mentre i FaZe vi sorpassano dalla terza corsia, voi continuate a guidare sulla statale piena di semafori, a fermarvi per un gingerino in tutti i bar di paese e fingere che frotte di spettatori affollino gli spalti.
Se non riuscite a capire qual è il problema, forse il problema, siete voi.

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