Polonia versus Spagna, finisce ai supplementari. La seconda semifinale dell’Europeo Under 19 è la partita che non t’aspetti solo se hai guardato troppe volte Italia vs Isole Salomon.
In un tempo senza Covid, il Rekord, club polacco di prima divisione. Portava la sua under 19 a giocare due finali della Montesilvano Futsal Cup, contro i pari età dell’Inter Movistar.
I polacchi sono scarsi, non hanno un campionato probante e tutto li corollario di chiacchiere da tromboni vetusti e ammuffiti regge fino a quando sarà l’ignoranza l’asse portante del calcetto a cinque italico.
Ricordate: “a quell’età sono tutti uguali, tranne Erik Lamela”. La Spagna non ne ha uno e quindi deve andare a prendersi una qualificazione molto meno scontata di un “grazie lo stesso”, dopo una sconfitta.
Curioso che quando perdi, all’improvviso il risultato conta meno della prestazione. Dialettica opposta a quella che si utilizza in caso di vittoria. Mai che qualcuno ricordasse, annotasse, rilevasse quanto sia importante: la pratica.
Quanti di questi giovani azzurri, giocheranno con minutaggi importanti, nella Serie A italiana? Pochi, forse nessuno. Se non c’è modo di porre rimedio al depauperamento tecnico di questa disciplina perché non provare almeno a creare uno spazio di crescita?
Un centro sportivo, collettivo dedicato al calcio a 5, probabilmente è uno di quegli eventi che potrebbe definire, prendendo a prestito una invenzione linguistica: sognabili.
Almeno fino a quando, il calcio a 5, resterà a differenza delle altre federazioni europee, ostaggio della Lega Nazionale Dilettanti. Le federazioni calcistiche di Spagna e Portogallo gestiscono direttamente il futsal nei loro paesi. Così la Francia, che ne ha addirittura fatto uno strumento propedeutico al calcio.
In Italia, la difesa del dilettantismo è anche battaglia politica. Lasciando il calcio a 5, nello status di calcetto a cinque. Insomma è uno sport, ma non davvero. Costretto in un limbo normativo inadatto, privo di reale potere politico sportivo.
Guarderemo così l’ennesimo Spagna – Portogallo, finale di qualcosa. Rigorosamente su UEFA.tv. Non su Sky Sport ma nemmeno su BT Sports o VuvuzelaTV. Perché quei soldi, quelli per la “comunicazione” sono stati investiti nella manifattura del prodotto.
Un prodotto nuovo. Così importante da proiettare una lunga ombra sul resto del continente europeo. Esportando un modello al quale però nel Bel Paese tutti, si mostrano refrattari.
Si preferisce essere un mercato dell’usato, dove metti in mostra oggetti di valore, un po’ avanti con gli anni. Un luogo nel quale si può indulgere nella memoria, ricordare come eravamo, senza doverci preoccupare di come saremo.
I giocattoli nuovi, sono esposti altrove, su scaffali moderni e luminosi. Dai quali irradiano la loro splendida luce. Il fuSTal italiano invece rovista nel cesto delle occasioni, della merce in scadenza.