Dopo la lettera di risposta infastidita e quasi “annoiata” degli spagnoli del Noia Portus Apostoli FS, fa seguito il Benfica che letteralmente ignora le istanze del Napoli Calcio a 5.
Oggi i lusitani, infatti, hanno presentato il loro nuovo acquisto Bruno Coelho.
Il portoghese, colonna anche della nazionale, risulta però ancora attore d’un contratto sottoscritto con il sodalizio partenopeo di Serafino Perugino ed ancora presente sui tabulati del club. Lo stesso presidente degli azzurri aveva chiesto al presidente Bergamini, d’interessarsi alla vicenda, in una lettera aperta.
Ma siamo in agosto. In Italia sono tutti in ferie. Parafrasando il compianto Sergio Marchionne: “in ferie da cosa?”. Già, perché in uno sport globale, non esistono le ferie, né le vacanze.
Nel rispetto delle regole, quando il Napoli prelevò dal Saragozza, Dian Luka Barbieri Miotto, versò 26 mila euro di clausola rescissoria. Serafino Perugino, si è mostrato ligio alle norme, nella sua veste di presidente. Oggi viene ripagato dall’altrui arroganza.
I club professionistici agiscono, quelli dilettantistici subiscono. Anche in barba ad una legislazione che equipara i contratti in essere. Si sorvola anche sulla comunicazione istituzionale tra federazioni, forse perché la Divisione Calcio a 5, non è che una emanazione collaterale della LND e non della FIGC.
Il Napoli non ha intenzione di subire passivamente le angherie dei club professionistici spagnoli e portoghesi. Inviate le diffide, ci si avvia ad adire le vie legali che conducono inevitabilmente all’arbitrato.
La vicenda che vede coinvolto il Napoli Calcio a 5, non è però solo una questione legale e contrattuale. Dopo il gesto del Benfica, assume anche i contorni della farsa. Quella in cui un club italiano è considerato alla stregua d’un club amatoriale. Di quelli che giocano nei tornei estivi. Primo premio: una pecora.
Quel rispetto che non riusciamo ad ottenere sul campo da gioco nella UEFA Champions League o con la nostra nazionale di futsal, diventa vilipendio contrattuale, aggravio emotivo. Come se i contratti italiani, valessero meno, perché appartengono ad un futsal “minore”, non professionale e quindi indegno d’attenzione e rispetto, anche istituzionale.
La battaglia che il Napoli combatte è solo la prima, temo, di una guerra tra il nostro calcetto e l’altrui futsal.