L’Inghilterra di calcio a 11 femminile, vince l’Europeo di categoria. Questa abilità degli inglesi d’arrivare in finale solo se organizzano una manifestazione, mi sorprende ogni volta.
“Chissà quante ragazzine si iscriveranno alle scuole calcio, ora, in Inghilterra”. Così chiosa la seconda voce della diretta Sky. Ammesso che questo sia un fattore, ci vorranno 10 anni almeno prima di vederne i risultati. Piantarla con questa retorica, no?
Il successo inglese è figlio di un investimento massiccio, di denaro. Per fermare l’emorragia di talento verso i college americani e poi la NWSL. La Premier al femminile è diventata una lega competitiva, quando ha smesso di essere il ripiego, di quelle che non riuscivano a giocare dall’altra parte dell’oceano.
Davanti a 87mila spettatori. Uno Wembley pieno, non importa come ci siamo riusciti se con i prezzi stracciati, i cinque per uno, biglietti nell’Happy Meal. Certo non possiamo aspettarci sugli spalti tifoserie vere, che ci sono raramente anche nelle partite degli uomini.
L’Italia schiacciata dalla pressione e dalle aspettative. Così ha chiosato il commissario tecnico dell’Italia di calcio femminile, per giustificare il suo fallimento. Immagino che giocare in casa, una finale dell’europeo, davanti a Wembley pieno non dia pressione. Piantarla con la retorica, no?
Nota a margine. In Gran Bretagna, il futsal è stato scaricato dalla federazione inglese di calcio. La FA l’ha gettato via come si fa con gli oggetti superflui. Best “unknown” sport on earth, perché in inglese suona sempre meglio.
Mentre guardiamo una partita lontana anni luce, del livello attuale dello calcio italiano al femminile, preferiamo restare ancorati all’italianissima abilità nel cercare scuse, piuttosto che soluzioni.
Nel futsal s’aggirano mirabolanti maestri di questa arte ignobile. Sbandieratori di abbonamenti, così munifici da non permettere però nemmeno di saldare alcuni accordi economici. Mentre si festeggiano abbonamenti, nell’ordine delle centinaia se si è fortunati, il Jaen ne conta 4.995, non il Barcellona, il Jaen: futsal spagnolo.
Scuse, ovunque. Sponsor che tardano a liquidare il loro impegno con la squadra, la crisi economica, politica e anche dei migranti. Tanto una scusa si trova. Così il calcio a cinque, torna ad essere calcetto a cinque. Munifici presidenti che però si vedono bene dal mettersi le mani in tasca, quando serve.
Impegni economici disattesi, rimandati e posticipati all’infinito. In attesa che il denaro della prossima stagione arrivi per chiudere le falle, mentre sul ponte si balla al ritmo di qualche porcheria indie. La nave affonda. Tanto non era costruita per restare a galla a lungo.
L’estate è il tempo dei sogni e dei castelli, anche di sabbia. Di quelli che li costruiscono e poi finisce che c’inciampano. Per poi schiantarsi a terra, di faccia. Tempo di tornei, che assegnano qualcosa, perfino uno scudetto e una coppa anche se ci sono solo quattro squadre a contenderselo.
I campionati di un fine settimana, nemmeno per il biliardino. Però almeno c’è lo show, ammesso che qualcuno se ne sia accorto. Tra riprese con il telefonino e originalissime interviste doppie. Riescono così a far sembrare le produzioni della Cannon Film, qualcosa di degno, non è impresa da poco. Chapeu.
La stagione agonistica incombe, come una minaccia più che una salvezza. La Lega Basket ha già prodotto il calendario mentre altrove ci si dimena tra toner che sbiadiscono e un portale dei tesseramenti della LND che è al momento inutilizzabile. Però c’è chi pensa che passare una mano di vernice sul vecchio muro, ne sani le crepe.
Tra ripescaggi, depistaggi e fallimenti, la prossima stagione all’orizzonte si delinea esattamente come le precedenti. Intrisa di voglia di vincere, in fretta, di collezionisti di figurine e anche di figure barbine.
Il futsal ha imparato a sopravvivere anche a quelli che dicono di amarlo, anche se lo picchiano abitualmente, lo lasciano a se stesso e spesso ne ignorano anche le regole.