Caffè Corretto – Domenica di Champions

Mentre questa domenica di fine agosto, scorre vero la sera, il Manchester City di Guardiola vince il titolo di Premier League. Sotto di due reti a quindici minuti dalla fine, il titolo sembra in viaggio verso Liverpool.

Arrivano i cambi dalla panchina dei “citizens”. Chi entra ribalta il risultato, porta il titolo di nuovo dal lato celeste di Manchester. L’ennesima prova che per vincere servono i migliori giocatori.

Più ne hai, più possibilità hai di portare a casa dei titoli. Anche se sono coppe di plastica e non il trofeo dalle grandi orecchie. Chiedete anche al Lione femminile, come si costruisce una squadra capace di raggiungere dieci finali in undici edizioni della Champions League femminile.

Vincere otto di quelle coppe, per diventare l’assoluta dominatrice di una scena che vede il Barcellona, come comprimario. In Francia assemblano la migliore squadra possibile, raccogliendo intorno ad un obiettivo, i fenomeni, quelli veri.

Così, con una convoluta similitudine, accade che la seconda semifinale in programma, quella che potrebbe assegnare un posto nella finale scudetto femminile di futsal, si dipana esattamente come quella finale di Champions.

I migliori giocatori, nei momenti che contano, fanno esattamente quello che li rende i migliori. Strappano gli schemi, le tattiche. Mettono in scena una giocata.
Quella che manda una squadra in finale e l’altra a casa.
Abbiamo così la prima finalista. Il Città di Falconara, powered by Benfica.

Perché le giocate di Janice hanno definito non solo il risultato finale di quella partita. Hanno sancito chiaramente, la distanza sportiva tra il Portogallo e l’Italia. La stessa che esiste tra Italia di calcio femminile e Stati Uniti al femminile.

Una distanza che si misura anche in termini di quella che si definisce “viewership”.
Si disputava ieri, anche la finale di Coppa Italia di calcio femminile. In campo la Juventus e la Roma. Un totale di 179mila spettatori l’hanno guardata per un tempo sufficiente ad essere un campione rilevabile.

La finale di Champions visibile su YouTube, in tutti i paesi nei quali non esisteva un accordo “televisivo”, registrava solo sul “tubo” 167mila spettatori di media. Una VPN è stata sufficiente per aggirare il blocco geografico del portale di Mountain View. Ho controllato di persona.

Sembrano numeri eccezionali, vero?
Vi sbagliate. Perché il raduno nazionale dei bersaglieri, in diretta su Rai 3 è stato visto da 391.000 persone. Uno spettacolo che è costato una frazione anche solo dell’impegno economico necessario ad assemblare Lione e Barcellona femminile.

Il primo ha un potenziale pubblico planetario, il secondo è un evento locale, maledettamente locale. Tuttavia entrambi restano dei prodotti, vendibili. Promossi però, in maniera profondamente diversa.

Siamo nell’ambito delle centinaia di migliaia di spettatori contemporanei, di quelli davanti ad uno schermo. Sugli spalti? Com’è andata ad esempio la Champions League femminile.

Cinquantanove incontri, una media spettatori di 9.418. Paganti. Dal calcolo la UEFA ha escluso le partite con ingresso libero. Il doppio della media spettatori della Serie B maschile, nella stagione 2021-2022, che è di 4.129 spettatori.

Proviamo però a mettere a confronto le Champions League. La media spettatori di questa stagione per la competizione maschile è stata di 968.222 spettatori. Per ogni spettatore del calcio femminile, ce ne sono 100 in quella al maschile.

Questa è la distanza che separa il medesimo sport nei suoi due spazi di genere, al loro apogeo. Sport al femminile, che ha deciso di non creare brand, ma di cavalcarne altri già esistenti. Quelli dei già noti club di calcio maschile.

Perché è indubbio che sia più facile promuovere un Juventus – Roma, che un Moncenisio – Morterone, come finale di Coppa. Perché senza l’aiuto di un motore di ricerca non sapreste nemmeno dove sono i due paesi che ho appena menzionato.

La promozione di un brand sconosciuto è una impresa improba e costosa, che nessuna disciplina minore può permettersi. Perché richiede anche un tempo inaccettabilmente lungo in un contesto planetario che va maledettamente veloce.

Mancano due settimane alla finale scudetto femminile, i play off maschili sono alle porte, una stagione che volge al termine. Minacciando di ripetersi, identica a se stessa, anche nella prossima stagione.

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