Donne PRO nel calcio, cosa cambia?

Una riforma, quella definita epocale, che inciampa subito in un giallo fuori programma.
Lotito lo definirà solo un malinteso, ma la Lega di Serie A, aveva votato per rimandare ancora di un anno la riforma.

L’accordo arriverà poi grazie all’intervento combinato di Gravina e Malagò e la promessa di affiancare le società di Serie A, in una battaglia che a quest’ultime sta più a cuore. La battaglia contro il nuovo documento di programmazione finanziaria.

Nel quale si minaccia di tagliare gli sgravi fiscali per l’acquisizione di nuovi tesserati dall’estero. Evento che provocherebbe una ecatombe finanziaria in Serie A.

La riforma epocale, cambia semplicemente il rapporto tra le atlete e la struttura previdenziale e assistenziale. Per la prima volta le atlete di calcio, avranno accesso ad un sistema pensionistico proprio, strutturato. Se avessero già aderito ad un fondo pensione privato, ad esempio, la riforma inciderebbe per questioni quali la maternità e gli infortuni.

Un rapporto di lavoro strutturato diversamente, che aumenta in parte le garanzie ma lascia intatte le altre endemiche lacune contrattuali. Se una società fallisce, si accodano alla lista di creditori, anche se privilegiati.

La svolta epocale, se è necessario davvero individuarne una, è l’affiliazione delle società femminili alle squadre maschili. Sono le strutture di Juventus, Milan, Inter, Fiorentina a garantire la concretezza dei contratti. Si anche quelli da professionisti.

L’apertura normativa al professionismo in ambito femminile, è un passaggio doveroso, quanto necessario. Offre la possibilità di formare nuovi ruoli all’interno dei club calcistici.

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