Coppa Italia, Under Review

Il palazzetto con l’eco, della sera prima, delle pallonate, delle grida e degli spettatori.
Di scena l’under something, age and review. In attesa che arrivi un pezzo di racconto che rimbalza dal campo agli spalti.

Le treccine, le code lunghe per legare i capelli. La camminata da calciatore che sarà anche poco femminile ma in campo è dannatamente efficace. Le squadre fuori, i tendoni fuori e poi vai a capire cos’è che manca ancora dentro.

Bar chiuso, comprensibile.
Eyes of the tiger. Vorrei ricordarlo a tutti che è una canzone, divenuta famosa grazie a Rocky ma trattasi di testo che parla di un tizio che esce di galera. Un galeotto che non s’è arreso alla sua condizione di ex carcerato.

Solo così per la precisione, di quelle che la luce dell’alba sfoca anche i contorni. Solo che ricordo quanto la scelta musicale di Rimini fosse infinitamente più puntuale e originale. A guardare le under, qualsiasi under, in Italia è una esperienza di pensiero sospeso. Tra quello che potrebbe accadere, quello che non accadrò e le infinite possibilità nel mezzo. 

Seduto qui, tra il mare e la terra, con le case bianche intorno, è tutto meno importante. Anche se a guardare quel futuro, si sollevano più dubbi della sabbia alzata da questo maestrale infido.

A queste giovani donne, come Grazia (Pinna) che: “mister porto due scimmie sulle spalle”, quelle che s’infortunano ai glutei (volevo scrivere una chiappa che faceva più ridere) solo per calciare in porta più forte. Non si può certo rimproverare l’impegno.

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Tutto il resto, quello è responsabilità degli adulti che le guidano. I loro istruttori, mi pare si scriva così. Non allenatori, istruttori. Nell’ottica che vincere il campionato nazionale under diciannove di futsal femminile, per quanto sia un grande risultato, è solo un gradino.

In una scala, di valori del futsal, da scalare, in cima ci sono le sorelle Cordoba che a diciotto anni, dominano con indosso anche la maglia delle Furie Rosse. Se quello è l’obiettivo, la scala sulla quale si confronta il futsal femminile italiano, è particolarmente ripida.

Quello giovanile, in particolar modo. Perché se è loro il futuro, lo deve essere in parte anche il presente. Uno nel quale, ancora in serie a, si festeggiano le numerosissime primavere di tante, troppe giocatrici.

Non solo al femminile, ma anche al maschile, dove però questo sembra essere un problema da risolvere. Dal campo, alla tribuna fissa, è un attimo. Dalla panchina solo per nazionalità al campo visto però solo da seduti, il passo è altrettanto breve.

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