Nelle comunità afro americane, dopo l’approvazione della segregazione a livello statale e locale, le così dette Jim Crow Laws, il barbiere divenne quel luogo nella quale la comunità nera poteva rifugiarsi dalle pressioni sociali di quella oltraggiosa legislazione.
Barberhop, vuole essere proprio questo. Un posto dove incontrarsi al riparo dai cartellini delle partite, dalle dichiarazioni di circostanza, in un misto di note di colore, racconto dello sport e di tutta quella vita che l’attraversa e lo rende unico.
Le Final Eight, di Coppa Italia, sono prima di tutto un happening. Incontri gente, vedi gente, saluti gente anche quelli che palesemente vorresti vedere protagonisti ne “Il miglio verde”, nella parte della spugnetta.
Dalla panchina dello Statte, arriva il primo squillo. L’acconciatura di Roberta. Il dibattito tra gli hairstylists è ancora molto acceso, circa l’assonanza tra viso e treccine. Tuttavia, in un barbershop non si può non prendere nota, del coraggio della scelta.
Tante candeline da spegnere per lei, che alla fine sono anche avanzate. Molto più apprezzabile la scelta della combo calzatura. Sneakers che però impallidiscono vicine a quelle di Matilde.
Impossibile non notare però la borsa del ghiaccio leopardata. Il motivo di ricamo della sacca ricorda ambienti più notturni, ma non credo sia il caso d’indagare oltre. A cosa le serviva la borsa del ghiaccio? S’è fatta male durante il riscaldamento.
Spalti affollati tra addetti ai lavori, amici che servono nel momento del bisogno, curiosi e spettatori da casa. La Puglia è terra di futsal, Bisceglie è abbastanza limitrofa a (aggiungete voi località a caso) e quindi anche alle 14, in piena pennichella, c’è gente a guardare le donne giocare a futsal.
A Silenti Hill, la gente invece a quell’ora è notoriamente impegnata in un percorso di riabilitazione respiratoria, in un ballo di gruppo oppure semplicemente e meno prosaicamente non c’è. Però concordo, il denaro non ha odore.
Palazzetto con il bar, ottimamente posizionato, vicino ai bagni. Così da poter consumare, liberarsi degli scarti e consumare ancora. C’è fila, ma c’è anche per gli unici due spogliatoi disponibili. Sgabuzzini tutti occupati tra allenatori, arbitri e zumba. Non ho aperto tutte le porte che potrebbe anche essere pericoloso.
Sulla panchina della Lazio, tra grandi sorrisi, Alessia intavola una discussione di un qualche tipo pare con Sabrina. Il generico gesticolare in direzione panchina e poi campo rende difficile individuare l’interlocutore. Interrogata direttamente la giocatrice biancoceleste si trincera dietro ad un laconico: “Segreto”. Non si può uccidere così, la curiosità.
C’è la parte giovane della Kick Off sul parquet, le foto come ai matrimoni, il verde fluo della divisa sociale ma la promessa solenne che l’indomani avrebbero indossato il nero. Altrimenti che all-blacks sono?
Ho finalmente scoperto l’arcano dietro all’incidente in motorino di Greta, ma questa è proprio una storia a parte, un racconto in costruzione e in divenire. Greta ha le gambe lunghissime della gioventù e parlare con lei diventa uno sforzo aerobico.
Cely. Quando sei anche un pigiama brutto, sei un pezzo del tuo papà sugli spalti, del sorriso della tua mamma, questa “cosa del calcetto a cinque”, diventa altro dal parquet. È un mondo a parte, fatto di caffè nelle fiandre, di canali che puzzano perché ammettilo, puzzano. Di quel cielo grigio che però per noi è bellissimo, vero?
T’aspetto Araceli, su quella linea laterale, in piedi davanti ad una panchina tutta tua. Su quell’altra c’è già seduta Pamela Presto. In una finale scudetto, da allenatori veri, pagati da e non pagati per. In quel momento, quello sarà davvero, futsal.