Il futuro può prendere strade diverse, voltare un angolo all’ultimo istante e cambiare.
Sentieri da percorrere a prescindere anche solo per vedere dove conducono.
Nasce così l’idea di realizzare un talk show, completamente digitale.
La riflessione è ovviamente più profonda, dettagliata. Potrei esemplificarla con un esempio, non uno dei miei, soliti, che coinvolgono la presenza di Rocco Siffredi.
Prima della pandemia, nessuno sapeva dell’esistenza di Zoom, eppure l’azienda e il suo software erano sul mercato da anni. Teams, il ripoff di Slack da parte di Microsoft era misconosciuto.
Oggi Zoom è un prodotto ampiamente diffuso e utilizzato. L’alleviarsi degli effetti della pandemia non modificherà un tratto d’abitudine che di fatto ha reso più semplice la connessione tra le persone.
Questo però i “gamer” lo sapevano già. Esistono da sempre comunità che trascendono il limite geografico e fisico, legate da interessi comuni. La connessione globale ha creato mercati dove prima c’erano pochi “sfigati” appassionati di qualcosa.
Gli esports, sono la complessa operazione commerciale che sfrutta proprio l’enorme bacino di potenziali clienti legati al mondo del gaming.
“Si, bello… ma il futsal?”
L’idea di creare uno spazio non fisico, almeno nella concezione diffusa del termine è nato proprio dalle difficoltà di riunire i ragazzi che partecipano al “Pub” di Linea Laterale. Perché vedete gli spazi virtuali esistono. Che siano chat, gruppi, pagine, redditor. Un gruppo riservato su Telegram, come il Pub.
L’interazione però è limitata, dal tipo di “media”.
Scrivono, rispondono, ogni tanto una foto, un vocale o un video.
Se fosse possibile replicare invece uno spazio, un vero pub? Riuscirei a creare del valore aggiunto, che le dirette streamyard, non hanno.
“Si, bello. Ma questi non hanno nemmeno una sede”.
Posso costruirne una virtuale, basta chiedere. Non gli importa poi davvero, nemmeno di quella. Resta quella una affermazione scolpita nella pietra.
Vero e aggiungo: “e fanno le interviste con i telefonini”. Il livello basso di produzione non è però una giustificazione, alla sciatteria.
A conti fatti, questa comunicazione del futsal, limitata al copia & incolla dei comunicati, agli occasionali flame su Facebook, alle veline di partito, lascia ampio spazio alla sperimentazione.
Il fallimento di una iniziativa editoriale è limitato proprio dal pubblico esiguo. L’intenzione di portare il futsal, in spazio digitale dove non esiste nella sua “versione italiana”, restringe ulteriormente i rischi.
La domanda giusta in questo caso è: perché no?
Potrei intercettare un nuovo pubblico, rafforzare il legame con quello esistente, perfino incrementarlo.
“Si adesso questi comprano un visore vr, per sentire le tue cazzate”.
No, non è necessario. Possono scaricarsi il software gratuito sul loro computer per partecipare, gira anche sui tostapane. Oppure possono seguire la diretta rigorosamente su Twitch.
Penso che valga la pena combattere la guerra “all’articoletto scritto per i presidenti che poi se lo condividono sui social”, una battaglia alla volta. Anche perdendone di importanti.
Perché talvolta il male, risiede proprio, nella banalità.