All’Olimpiade partecipano tutti, ma l’oro nel calcio femminile è degli USA

Quando leggiamo, oppure semplicemente c’interessiamo per sbaglio del calcio femminile, in genere non ci stupiamo se le nazionali di Brasile, Inghilterra, Spagna e Francia, dominano a livello internazionale. Stupisce scoprire invece che questo sport al femminile è praticamente stato inventato dagli Stati Uniti.

Privi di qualsiasi tradizione calcistica al maschile. Il soccer [mi fa rabbrividire il lemma anche solo a scriverlo] negli Stati Uniti è schiacciato anche al femminile dal basket e dal softball eppure nonostante gli sforzi anche mediatici, da quella parte dell’oceano il colosso del calcio femminile è inarrestabile.

Due anni dopo la clamorosa disfatta di un mondiale che ha visto gli Stati Uniti, detentori del titolo, uscire al primo turno ad eliminazione diretta, eccole sul gradino più alto del podio nel torneo olimpico di Parigi 2024. Commissario tecnico nominato da soli tre mesi. Anche se Emma Hayes ha vinto qualsiasi cosa a livello di club ed è l’allenatore più pagato del calcio femminile. Squadra dove i pilastri sono Girma (24) Smith (24) compagne a Stanford, Rodman (22) e Swanson (26).

Un dominio che almeno anagraficamente potrebbe ripetere il ciclo Oro, Mondiale, Oro che ha reso immortali sportivamente le compagne di squadre che le hanno precedute. Non dovrebbe sorprendere ma da questa parte dell’oceano atlantico non siamo abituati, è la capacità di allevare talento. Ma soprattutto di rendere la prospettiva di essere un giocatore professionista una carriera percorribile e nella peggiore delle ipotesi s’ottiene una laurea magistrale da alcune tra le più prestigiose università al mondo.

Le ragazze, che giova ricordare anche che sono belle donne, crescono aspirando a giocare per pagarsi l’università. Ora grazie all’accordo NIL possono anche venir pagate per giocare al college attraverso una serie di contratti pubblicitari. Hanno poi accesso ad una lega professionistica che le prepara a sbarcare nel Lione femminile o in qualche power house europea per vincere la Champions League. Non il torneo sotto casa, con gli arbitri cugini di Pep.

Il successo della nazionale americana femminile di calcio è anche un successo economico, Equal Pay non vi dice nulla? Mediatico, Meg Rapinoe da capitano della nazionale per anni ha avuto un podio privilegiato dal quale avanzare anche una agenda sociale. Un successo di spettacolo, le trecce di Trinity Rodman hanno fatto il giro del mondo. Così come le scorribande con Smith e Swanson per le vie di Parigi. Trinity ha ottenuto una notorietà tale da permettergli di non essere più indicata come la figlia di Dennis “The Worm” Rodman.

Quella americana è una macchina perfetta perché la sua base è devota alla creazione di giocatori, non vuole arrivare, mettersi in mostra. C’è una intera cultura di “soccer mom” e un ambiente che negli anni è divenuto terreno fertile per crescere dei fenomeni. Se la figlia di Alessandro Del Piero, gioca a calcio in California e non in Piemonte o in Veneto, le ragioni sono puramente d’opportunità.

Qui sull’italico suolo abbiamo visto passare Joe Montemurro che in due anni alla Juventus Women non ha ottenuto molto ma s’è comunque accomodato sulla prestigiosa panchina del Lione. Un timido tentativo del Como di ricreare un effetto Arsenal. Una Roma che vince ma è in cerca d’identità almeno visiva. Perennemente afflitto dalla penuria di nuove leve, dall’insicurezza endemica della professione quando si riesce ad essere pagati.

Se lo sport che pratichi non è una professione diventa difficile investire tempo, denaro e risorse in qualcosa che è un hobby talvolta prestigioso. Si è succubi del mecenate di turno, del cercatore di gloria personale attraverso le prestazioni sportive di altri, del capopopolo occasionale. Se non hai questo problema allora diventi il Wolfsburg, forse.

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