Mountain Queen: La Straordinaria Vita di Lhakpa Sherpa, Regina dell’Everest

Avete mai disperatamente scrollato la home di Netflix senza decidervi mai su cosa guardare? Se la risposta è sì, lasciate che questa volta vi conduca per mano verso una di quelle esperienze visive ed emotive come raramente se ne trovano in video.

La lingua del mio Netflix è quella inglese, un po’ per ricordarmi di quanto sia costata la mia istruzione quando non lo fa il Generale: “come una Ferrari 512 TR” ama ricordarmi, un po’ perché è più facile rintracciare i titoli dei k-dramas. Questa volta però è d’una storia di quelle che c’accadono sotto il naso è nemmeno c’accorgiamo che esistono.

Lhakpa Sherpa è una donna di 51 anni, nepalese, che vive a West Hartford, Connecticut. Se visitate il Whole Food locale la potete trovare impegnata tra i tavoli a svuotare e la vare i contenitori metallici del cibo. Una donna che fa un lavoro onesto per arrivare a fine mese e sostenere le spese familiari, dare una educazione migliore alle sue due figlie.

Quello che non vedete è che quella stessa donna è il miglior alpinista donna della storia. La prima donna nepalese a conquistare la cima dell’Everest e sopravvivere (2000), la prima a salire sulla cima dell’Everest con due familiari, la sorella Ming Kipa e il fratello Mingma Gelu (2003). Ha continuato a battere i suoi stessi record fino a quando nella scalata raccontata dal documentario a 48 anni diventa la prima donna ad aver scalato l’Everest dieci volte.

Questa è anche la storia d’una donna figlia di pastori di yak, cresciuta in un Nepal nel quale alle donne era negata l’istruzione. Lhakpa non sa leggere né scrivere. Eppure quando le hanno detto “No, non puoi scalare”, “No, non puoi fare questo sei una donna”, lei s’è rifiutata d’obbedire, di piegarsi alle convenzioni.

Mountain Queen non è il racconto d’un impresa epica, sebbene lo sia. È un arco di vita, fatto di sofferenze, abusi familiari e quell’incredibile amore e rispetto per Chomolungma come la chiamano i tibetani. Già dimenticavo, Lhakpa allora sposata con l’alpinista romeno Gheorghe Dijmărescu, è stata la prima donna a salire da entrambi i versanti dell’Everest.

È una storia intrisa d’una tristezza intrecciata nei fili più profondi della trama delle vite dei suoi protagonisti. Un viaggio per redimersi, per mostrare alle sue due figlie che nulla è davvero impossibile. È la scoperta di Shiny (che è stata sulla cima dell’Everest come passeggera nell’utero materno) e di Sunny d’aver una mamma “speciale” in una dimensione che non avevano mai immaginato.

Vi lascio con le parole di Lhakpa:
“Life is a challenge. I was hurt from the divorce and you have to focus on the positive. You have to stay strong mentally and physically. We need the negative and positive to balance out our lives but we must focus on the positives.”

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