La Pro Recco è in liquidazione

Il club di pallanuoto più titolato al mondo è in liquidazione. Libera tutti i suoi atleti e riparte dai giovani per fare una stagione in Serie A e lottare per la salvezza. La Pro Recco: 36 scudetti, 17 Coppe Italia, 11 Coppe dei Campioni, 9 Supercoppe europee.

Una squadra capace di vincere la Coppa dei Campioni ininterrottamente dal 2011 al 2013 vede il disimpegno del suo patron Gabriele Volpi, dopo vent’anni. Volpi, ex pallavolista, è il chairman della Orlean Invest, azienda impegnata in Nigeria nella movimentazione di prodotti petroliferi.

La Orlean Invest non è una società in crisi, ha da poco assorbito anche il marco di maglieria umbro Cruciani. Diversifica, investe ed è generalmente solida così come riporta il Sole 24 Ore. Non è un “maledetto sponsor” che non paga perché ha fatto promesse che non può evadere, anche nell’accezione di evasione fiscale.

La Pro Recco non è una società che non ha liquidato per tempo gli emolumenti ai suoi giocatori. Non è in ritardo di anni sugli stipendi. Nonostante questo il disimpegno del suo munifico patron costringe la squadra a rinunciare alla Champions a vedere l’iscrizione in Serie A come un traguardo.

Se vi suona familiare come storia, perché siete appassionati di calcio a 5, non sentitevi soli. Questa è una storia di successi e fallimenti, dolorosamente comune a molti sport così detti minori. Queste discipline hanno in comune l’incapacità di creare valore, valore finanziariamente spendibile.

Nessuno vuol comprare un prodotto che tuttavia ha un costo, spesso decisamente importante. L’unico modo di sostenerlo è l’impegno a fondo perduto e completamente antieconomico che un investitore decide di fare. Mecenatismo allo stato puro.

Gli sport, le discipline sportive, che in questi anni hanno generato un incremento nei praticanti e negli spettatori, sono state quelle capaci di vedere il prodotto, di creare un bisogno che solo loro potevano soddisfare. Il futsal, quanto la pallanuoto o il softball, non rispondono a queste caratteristiche. C’è una parola inglese che ben descrive la necessità principale di una qualsiasi attività che si voglia definire imprenditoriale: “at scale”.

Potremmo definirla “a volumi”. Sono necessari grandi volumi d’interesse, se si vuol creare un virtuoso circolo di sostenibilità. Il mecenatismo non è un volano economico, più il capriccio dell’ego di un singolo. Può essere complementare ma nel lungo termine è sicuramente deleterio. Quanti PSG, quanti ManCity ci devono essere prima di realizzare che per avere un Real Madrid è stato necessario raccogliere metà d’una intera nazione dietro a quei colori.

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