L’immortale opera di Eduardo De Filippo, portata in scena nel 1931, darà il via alla esperienza della compagnia De Filippo. Il Natale nel futsal, percorre quel medesimo filone emozionale. Come Luca Cupiello, molti s’illudono d’aver creato una famiglia felice, ma a nessuno viene un colpo apoplettico come al protagonista della commedia, quando scopre che non è così.
Più spesso mi torna alla mente Fratelli Coltelli, millenovecento ottantasette. Commedia tra l’altro scritta da Emilio Solfrizzi, narra la vicenda di questo principe toscano con manie di grandezza. Sempre a corto di soldi a causa dell’avarizia della madre, vorrebbe però godere di uno stile di vita sfarzoso.
Archiviate le similitudini teatrali e cinematografiche con lo spettacolo del calcio a cinque, c’è molto che c’attende come osservatori del futuro, piuttosto che come cronisti del passato. Si disputa Italia – Iran di futsal. Sono molto curioso di poter guardare una nazionale da sempre ai vertici della disciplina. Quell’Iran che schiera Tayebi, in forza al Benfica. Talento cristallino, che milita in una delle quattro squadre che ambiscono ad alzare la Coppa dei Campioni della UEFA.
Il CT Bellarte, sposa la narrativa “Velasco”: “Non basta fare le cose bene, bisogna farlo meglio degli avversari”. Per alzare il livello della competizione non c’è occasione più propizia di una doppia amichevole contro l’Iran. Tanto per usare un abusata frase: non si può diventare migliori se non si battono i migliori.
Fermo il campionato di Serie A Maschile, nel femminile i rapporti di forza sono ancora fluidi. In attesa dei rinforzi che porta Babbo Natale con la slitta. Una spagnola a Bitonto, Tampa a Francavilla. Annoto a margine, che quando si parla di rinforzi di qualità, il giocatore spesso proviene da fuori confine. Giustamente, vorrei aggiungere. Senza che quella parola assuma connotazioni morali.
Se in questo momento dovessi scegliere una sorpresa, ne dovrei scegliere probabilmente due. La Lazio di Chilelli, che perde Vanessa e Taninha ed è sempre lì anche senza Marcon. La Kick Off, che nonostante la posizione in classifica, mette a referto un organico che probabilmente non vincerà oggi, ma il domani è soltanto suo. Per lo meno di alcune, di quelle interpreti.
Vorrei che qualcuno potesse offrire una spiegazione alla differenza di percezione che spesso la cronaca sportiva del futsal sembra accusare. Com’è possibile che una vittoria per tre a uno sia sofferta in una certa coordinata geografica, sia invece frutto di un uragano altrove. Allo stesso modo vi chiedo com’è possibile essere sulla strada giusta se non vinci una partita da inizio stagione. Più probabile che non sia quella giusta, no?
In Serie C, ritrovo il capitano della Under 17 femminile di qualche anno fa. Il freddo nelle ossa anche se c’è un pallone verdissimo sopra alla mia testa. Il linoleum è chiazzato come il tappeto di Twister ma cosparso di pece. La panchina alla fine del futsal, è il luogo più divertente dal quale assistere alla partita.
Ascolto discorsi che vertono sull’assurdo. Una incessante richiesta di bottigliette, i pugni accidentali, la continua danza e le piroette per sedersi. I gol sbagliati più per la stanchezza che per i piedi montati al contrario, che però non è che siano proprio montanti bene. Sembrano quel mobile dell’Ikea al quale provi a fare un buco in più con il trapano perché: “che vuoi che ne sappiano quelli dell’Ikea”.
Mercoledì, Supercoppa Femminile. Dalla linea laterale per raccontare le mie partite preferite, quelle che non si giocano, ma si vincono. Quelle nelle quali una squadra uscirà vincitrice, l’altra uscirà e basta. Nessuno si ricorda chi è arrivato dietro a Jacobs, nell’ultima finale olimpica dei 100 metri. Non l’ho dovuto invece cercare su Google il nome dell’ultimo vincitore della medaglia d’oro nella disciplina principe dell’atletica. Per quanto fingiate, anche voi pensate in fondo al cuore, in quello spazio nero che: “de coubertin, non capisce niente”.
