Sullo schermo più grande va in onda Francia – Olanda, l’abbonamento a Now mi offre la possibilità di vedere quel Napoli – Catania che senza i naming sponsor che ammettiamolo non sono davvero il massimo nello sport, sarebbe anche uno scontro epico e d’altri tempi.
Il risultato lo conoscete e forse avrei voluto titolare questo pezzo: “Clamoroso al Cibiali” anche se si è giocato ad Aversa e io amo la precisione. La Meta Catania espugna il campo del Napoli Futsal, un sei a quattro che per maturare ha avuto bisogno dei tempi supplementari.
Un risultato che pochi evrebbero previsto alla vigilia, erano certamente altre le squadre considerate favorite dalla stampa specializzata. La capienza del PalaJacazzi, che ammettiamolo ha una cacofonia pericolissima, non ha la capienza del palazzetto alle pendici dell’Etna. Stipato tanto da generare un suo microclima, più simile a quello della superficie di Mercurio. Grande assente sugli spalti il presidente Bergamini, sostituito dal suo vicario con un elegante completo carta da zucchero.
Allestimento a bordocampo da grade partita che però riempie in fretta d’un velo acre di fumo parte della struttura, per essere belli bisogna soffrire e allora si soffre. Tifosi napoletani che partono subito forte, ma è Pulvirenti a gelare subito gli entusiasmi del pubblico di casa.
Sul secondo schermo una Francia senza Mpabbè ci spiega perchè Dembelè non sia la stessa cosa in attacco e i colpi di tacco del primo dei due figli di Liliam irritano oltre misura i commentatori francesi.
Il Catania tenta di sfruttare il momento favorevole, pressando un Napoli stordito. Come era già accaduto il dieci giugno scorso arriva il gol che riporta in equilibrio l’incontro. Mancuso trova una botta da fuori che rasoterra sfrutta la lentezza dell’estremo difensore catanese nell’andare a terra e finise in rete. Napoli che prova ad imporrre il suo ritmo e trova due gol nel finale che mandano le squadre al riposo sul 3-1 per il Napoli.
L’Olanda con meno talento di sempre, si difende bassa e riparte. Ma non era l’italia la terra del prima non prenderle? La Francia prova a palleggiare ma quando la palla arriva dalle parti dell’unico galletto che sembra ricordarsi come è fatto un gol, riesce ad inciampare. Se non segna nemmeno Griezmann…
Secondo tempo ad Aversa.
Il Napoli sembra capace di poter chiudere la partita in qualsiasi momento, ma è il Catania ha trovare la forza di riaprire la partita. Come in ogni finale che si rispetti il momento che cambia le sorti d’un incontro non può che essere controverso e generare tensione. L’espulsione di De Luca è il veleno che uccide le speranze del Napoli. Dopo aver accorciato le distanze ad inizio ripresa, i siciliani non solo sfruttano la superiorità per pareggiare il conto, passano in vantaggio sfruttando la difficoltà della difesa del Napoli a contenere la fisicità di Anderson Zói.
Cala il silenzio sugli spalti, si sentono solo esultare quel manipolo di folli arrivati da Catania in questo paese dell’entroterra campano. Colini si gioca la carta del portiere di movimento, gli etnei sembrano in difficoltà nel difenderlo ed è Ercolessi a trovarsi solo sul secondo palo con un pallone che deve spingere oltre le spalle di Tornatore.
Timm uscito per infortunio lascia il posto ad un estremo difensore italiano sicuramente di talento quanto discontinuo negli anni. Questa però è la sua serata. Come scriverebbero su un giornale sportivo degli anni ottanta del secolo scorso: “abbassa la saracinesca” e diventa così difficile per il Napoli sfruttare le poche occasioni che trova.
Battaglia vera nei supplementari. Il caldo diventa un fattore determinante. i crampi dei giocatori si prendono la scena. Un Napoli incapace di capitalizzare ben due tiri liberi in una partita ancora in bilico è destinato a pagare dazio.
In un cerchio che si chiude é Pulvirenti in versione inedita di pivot a punire da ex di Colini il suo allenatore ai tempi del Pescara. Dall’osservare quei successi dagli spalti ad esserne protagonista. Quando ruba palla su un passaggio troppo morbido di Salas e s’invola solitario fin dentro la porta ho quasi l’impressione stia per inciampare prima di attraversare la linea di porta avversaria.
Suona la sirena. Sulla panchina del Catania si festeggiava già da qualche secondo, uno scudetto storico, il primo in Sicilia. Inaspettato perchè certo la squadra di Juanra non era partita per vincerlo questo titolo. L’investimento economico di altre squadre certamente più importante.
Inevitabile invasione di campo dei tifosi ospiti, qualche momento di tensione prima di una premiazione che incorona Carmelo Musumeci, figlio di Catania e capitano della squadra, Campione d’Italia. L’epilogo di una favola, di quelle che possiamo raccontare spesso perchè lo sport è così, ne regala poche. Vincono spesso quelli che investono di più e comunque il Napoli lo dimostra, si arriva dannatamente vicini.
“Ora Presidente di Champions, come la regoliamo questa questione?”, così una citazione di quelle che trovate solo se frugate bene, tra le carte ingiallite. Ci vediamo lì, non mancano i voli per quella pista spesso coperta dalla cenere del vulcano. Chissà com’è ora essere Presidenti di Champions.