Siamo tutti correi, qualcuno lo è di più

L’FB5 è la società che nella scorsa stagione ha vinto il titolo italiano nella categoria under 19.
Il culmine di un percorso fatto di sacrifici, di programmazione, anche fallimenti e di quel grande successo. Pro attiva, nella crescita delle ragazze del territorio, attraverso una peculiare cultura sportiva.

Una gemma rara. In una cava minata da cercatori di coppe di plastica, illuminata da interviste senza contenuti. La foto che ritrae al Pala Rigopiano, tre giocatici desolatamente al centro del campo per il saluto iniziale, è un cazzotto forte allo stomaco.

Non in faccia, perché lì fuori è pieno di facce di bronzo e quelle al massimo s’ammaccano. La forza di quelle ragazze in piedi nel cerchio di centrocampo non la meritiamo. Loro non si meritano d’essere usate come slogan, di essere dipinte come non sono, d’essere ingannate così.

Stanno in piedi, dritte, protagoniste di un fallimento che non è causato da loro. Pagano per colpe di altri, quelli che forzano iscrizioni promettendo flessibilità. Quello che conta davvero, non è la qualità del movimento, è rivendicare l’ennesimo record di iscrizioni. Un nuovo boom di squadre, non importa come.

Un bel muro di cartongesso colorato, dipinto ad arte da chi non si prende nemmeno una responsabilità, né politica, né morale. Pensano di poter essere dorotei che nemmeno Ciriaco De Mita. Dei piccoli Mastella. Artisti del cerchiobottismo, legislativo e comunicativo.

Un campionato under 19 dovrebbe essere sostenibile e inclusivo, poi competitivo. Non alla ricerca spasmodica di una coppa, tra l’altro brutta, da mettere in bacheca. Ne volete davvero una? Trenta euro e vi danno omaggio la targa, potete farci scrivere anche: “Campioni della Galassia”. Per vincerla non c’è bisogno d’altro.

Vorrei poterle abbracciare forte quelle ragazze, lì in piedi per onorare uno sport, che non onora loro. Ma solo gli adulti in cerca di un misero riscatto da vite anonime. La loro forza, l’educazione sportiva che hanno ricevuto è il destino al quale dovremmo ambire. Lo umiliamo, invece.

Il successo di questo movimento under 19, in termini competitivi forse si riduce a Ghilardi, che gioca in A, nella Kick Off.
Nello stesso momento, in quel medesimo istante, Irene Cordoba, anni diciotto, guida l’attacco della Roja nelle qualificazioni al campionato europeo femminile. Come ha scritto Aaron Sorkin, in “A Few Good Men”, questi sono i fatti e non sono in discussione.

Questo è un movimento che festeggia, applaude l’aver preso solo due gol nel primo tempo, anche se poi alla fine sono cinque. Le ragazze del FB5, quel tipo di società, è l’esempio fulgido da seguire. Rappresenta la sobrietà di uno sport che cerca il suo posto, che preferisce i piccoli passi ai grandi salti in avanti, nel buio.

Hanno cambiato il regolamento, due giorni prima dell’inizio della stagione. Non hanno offerto loro altra possibilità che essere lì non per competere. Ci sono i vostri volti in quella foto, sole a rappresentare una società e i suoi valori. Le vostre compagne che mancavano, rappresentano invece il fallimento di altri.

Siete la parte migliore di questo sport, nel suo momento peggiore.
Loro vi hanno deluso, non l’avete fatto di certo voi.
Affido l’ultima riga a qualcuno che sui quei campi all’aperto al freddo e al gelo continua ad inseguire un sogno.

“Li mortacci loro”.

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