L’Italia chiamò

Ad ogni convocazione di una nazionale di futsal, fosse anche solo per un semplice raduno collegiale, assistiamo ad un florilegio di: “orgoglio azzurro”, “italia chiamò” che poi in realtà vi manda una email al massimo. Sebbene la convocazione non sia una presenza in maglia azzurra c’è lo stesso entusiasmo di una vittoria della UEFA Champions League.

Non possiamo certo discutere o discernere di momenti di felicità, ce ne sono già così pochi. Potremmo però riportare l’attenzione su un discorso che piaga da sempre anche il mondo del professionismo pallonaro: l’opportunità dei raduni.
Non parliamo di preparazioni ad impegni ufficiali. Nessuna organizzazione sovranazionale si sognerebbe di organizzare un raduno nel mezzo delle semifinali di Champions League. Oppure a due giornate dalla fine di un campionato nazionale con il titolo ancora da assegnare.

Come vi ripeterebbe tanto Max Giusti che il vero Aurelio De Laurentis: “… il club dovrebbe decidere se accettare la convocazione, poter dire no se è un’amichevole, per esempio. Se io ho pagato un giocatore 50 milioni e mi torna infortunato, dovrebbero risarcire il club del costo”.

Così per una iperbolica ipotesi, immaginate di essere un dirigente del Real Madrid e vi convocano 16 giocatori per un raduno delle nazionali una settimana prima della semifinale di UEFA Champions League. Vi tremerebbero i polsi al solo pensiero che uno dei vostri giocatori chiave si possa infortunare. Per un raduno collegiale che non ha nessun valore agonistico, piazzato per di più nel mezzo d’un calendario fitto.

Negli ultimi 10 anni, la FIGC ha dispensato 4,3 milioni di euro in totale, nella forma di rimborsi alle squadre di calcio che hanno mandato giocatori nelle rappresentative nazionali. Sebbene possa sembrare una cifra esorbitante per l’uomo della strada è in realtà una somma miserevole. Sse confrontata al valore degli asset impegnati dalle nazionali di calcio.

Le nazionali sono di fatto squadre che utilizzano asset presi a prestito a cifre irrisorie dai reali proprietari, ne sfruttano immagine e abilità per fini commerciali propri. Arrivano a incrementare il costo per il proprietario dell’asset senza che questi ne abbia in alcun modo tratto vantaggio.

Nel piccolo mondo antico dei dilettanti, la condizione di svantaggio delle società è ancora più accentuata. Per incapacità strutturale delle stesse, per ignoranza dei regolamenti, per assenza di peso politico reale. Strette spesso dalla voglia dei giocatori di farsi una foto con la maglia azzurra piuttosto che di vincere un titolo. Per quanto irrilevante possa risultare in valori assoluti.

Immaginate d’essere un dirigente o un allenatore alla vigilia di una partita fondamentale per la stagione. Uno dei vostri giocatori di punta scivola sul parquet sporco in un Vattelappesca Superiore qualsiasi, come reagireste alla notizia della sua indisponibilità nel momento topico della stagione? Non bene suppongo.

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