La Champions League, a 11, femminile.

Asisat Oshoala (FC Barcelona, 20); Aktion, action

Di ieri l’annuncio della concessione del marchio UEFA per il torneo ad inviti di futsal femminile. Dalla Spagna arriva la notizia, di questo piccolo ma importante passo. La concessione dell’utilizzo dell’identità grafica è una sorta di patrocinio gratuito. L’inevitabile passaggio di un lungo viatico verso l’ufficializzazione. Nessuna Coppa dei Campioni, ancora.

Nel mentre, in chiaro sul canale DAZN di YouTube dedicato, tutti i martedì e mercoledì va in onda la UEFA Women’s Champions League. Diciannovesima edizione ufficiale. Una manifestazione che fino al 2008 si chiamava UEFA Women’s Cup. Questo a testimonianza che anche se ufficialmente riconosciuti, il percorso burocratico, per il calcio femminile è sempre tortuoso.

In compagnia dei ragazzi e delle ragazze del Pub di Linea Laterale abbiamo seguito alcune partite. In particolare quella della Juventus Femminile. Imbattuta da 32 incontri in campionato. Trentadue vittorie consecutive e si continua a contare.
Il nuovo corso di Joe Montemurro, arrivato in estate dall’Arsenal, è stato funzionale a dare un respiro manageriale, più europeo alle bianconere.

I maligni sostengono che Joe sia stato anche chiamato a scardinare una serie di rapporti che confondevano il piano umano con quello sportivo. Cinque acquisti. Tra cui l’ex portiere dell’Atletico Madrid e della Nazionale francese, Peyraud-Magnin. Ben tredici le operazioni in uscita, tra svincoli e prestiti.

Di fronte, il Wolfsburg. Una squadra capace di vincere due volte la Coppa. Senza le grandi orecchie. Cinque finali negli ultimo otto anni, l’ultima nel 2020. In quell’occasione l’Olimpique Lione s’aggiudicava la sua quinta coppa, di fila.
Certo il vantaggio bianconero, frutto di una enorme errore tecnico del portiere tedesco potrebbe far dubitare del livello tecnico della manifestazione. Il pareggio teutonico con una staffilata dal limite dell’area che s’insacca sotto la traversa, dissipa i dubbi in fretta.

Biglietti gratuiti per la partita. Riprese da grande evento sportivo. Doppio audio con commento localizzato. Un grande investimento, senza dubbio. In passato, fatta eccezione per la nazionale di calcio femminile, gli unici eventi trasmessi con una qualche risonanza sono stati appunto gli incontri di Champions.

Ricordo una ignominiosa imbarcata da parte della Juventus, contro la corazzata Barcellona. Le azulgrana poi alzeranno al cielo la Coppa, quell’anno. Nonostante la pandemia. Le difficoltà organizzative. Le società hanno distribuito energie e risorse nella promozione del calcio femminile. Seppure relegate in uno spazio dedicato alla loro immagine, allo spettacolo, ai personaggi, è stato diretto verso di loro, uno sforzo rilevante.

Seguendo le orme di Barcellona, del City e del PSG, si è catalizzata l’attenzione di prodotti commerciali veicolabili attraverso l’immagine del calcio femminile. Obbligando il movimento, però ad alzare il livello atletico e tecnico. Per poter restare fruibile diffusore pubblicitario.

Jubel, celebration bei Olympique Lyonnais über den erneuten Titelgewinn

Lì fuori, nel mondo reale, la preoccupazione principale, unica: è quella di creare uno spettacolo che possa promuovere il movimento. Per venderlo. Generare ricchezza. Si, anche dell’animo. Per trasformare gli spettatori, in tifosi.

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