La narrativa del futsal

“Ci dovremmo vergognare di avere quindici punti”. Parole durissime di Massimiliano Allegri. Dopo un due a zero subito al Bentegodi, dal Verona. Una squadra bianconera incapace di segnare due gol in una partita da inizio stagione, non può certo continuare a nascondere i suoi problemi.

Immaginate questa dichiarazione, consegnata ai microfoni del futsal?
Non potete vero? Vi continuate a chiedere però, come mai non ci sia seguito per questa disciplina. Questo è uno dei problemi. L’incapacità di essere sinceramente autocritici.

Confesso: ascolto solo le interviste di quelli che hanno perso. In fondo chi vince, festeggia. Chi perde, spiega [luogo comune numero 1]. Ho ascoltato, ad esempio, Tiago Pinto, direttore generale della Roma, argomentare che il rigore assegnato al Milan è sostanzialmente colpa della Juventus e forse del gol di Turone.

Si genera così discussione. L’interesse prende vita, anche da dichiarazioni come quelle di uno Spalletti “Furioso”, perché i giornalisti insinuano che l’esclusione di Insigne, sia legata a dissidi personali e sul contratto. S’indigna e non risponde alla domanda.
Si parla ai tifosi e anche agli spettatori.

Nel futsal non accade, mai.
Un po’ perché di tifosi ce ne sono davvero pochissimi.
Premo play su una intervista. L’esordio è qualcosa di simile a: “dopo una buona partita”. Premo il tasto pausa, forse ricordo male, ma non hanno perso subendo tanti gol? Digito l’indirizzo web della divisione calcio a cinque, controllo il tabellino. Forse ricordo male.

No. Ricordavo benissimo.
Non ho tuttavia motivo di dubitare che quella possa essere in qualche modo considerata una buona partita. Mi chiedo però cosa accade quando ci sarà una brutta partita. Se ci sarà mai quel momento in cui si prende coscienza che non tutti quelli che ascoltano sono disposti ad annuire a prescindere.

Ci sono anche quelli che sono contenti della prestazione. Anche se escono da una sconfitta, di una partita mai in discussione. Dove i gol sono frutto necessariamente di errori, altrimenti sarebbe finita zero a zero. Si può essere giustamente felici per gli aspetti più disparati della vita. Se però la prestazione genera una sconfitta, come si fa ad essere felici di perdere?

Si può anche ricorrere alla quota di “calcese”. Di quel coacervo di frasi fatte, ritrite. Parte dell’ambientazione di tutti gli sport. Dichiarare quindi: “la nostra migliore prestazione non è bastata”, “l’impatto con la categoria”. Senza dimenticare che le bugie pietose sono un bellissimo libro di Irene Dische e basta.

Non c’è mai una analisi, mai. Nessuna spiegazione rivolta al pubblico. Ai tifosi. Il desiderio di accontentare tutti, di far sembrare tutti bellissimi, ottiene il solo effetto di rendere poco interessanti le vicende del calcio a cinque. Questa è una disciplina nella quale sono necessari almeno otto giocatori per vincere. Pensate, ne bastano sei, nel basket.

Le rotazioni, rappresentano il primo discrimine agonistico. Il Futsi Navalcarnero, ruota due quartetti ogni tre minuti. Con il cronometro. Nei primi dieci minuti, vedreste tre rotazioni complete. In Italia ci sono squadra che tengono in campo dei giocatori per 38 minuti. V’immaginate quale possa essere lo sforzo agonistico d’affrontare ogni tre minuti, giocatori freschi?

Dimenticavo. Nelle interviste video, dovrebbero essere disattivati i sottotitoli automatici. È facile, andate sulle impostazioni della vostra pagina facebook, lì c’è l’opzione. Si rischia di veder trasformata FutsalTv in Butsal Tv. Non è affatto bello.

C’è sempre una classifica della quale rendere conto. Un computo delle reti segnate, di quelle subite. C’è il vile denaro che influenza i movimenti dei giocatori. Ci sono piazze semisconosciute, piazze conosciute e piazze e basta. A tutti piace vincere, ma tocca solo a uno. Sarà quello che vedrete festeggiare, mentre gli altri proveranno a spiegare. Quest’anno, si.

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