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Lo sport quello praticato come forma d’agonismo mangia spesso grandi parti delle vite di chi lo pratica. Assorbe storie, tempo, energie ed emozioni. Diventa qualcosa che s’aggrappa al cuore e non solo ai muscoli.

Accade d’incontrare persone dentro ai giocatori, oppure se preferite giocatori intorno alle persone. Condividere il tempo è spesso una benedizione, talvolta però lascia una ferita nell’animo. Ricordate la breve permanenza della nazionale di futsal femminile uscraina in quel di Taranto? In quei giorni veniva trasmesso un videomessaggio. A sostegno di una amica, di una atleta e giocatrice. Non per un infortunio subito.

La battaglia che lei combatte non è sul parquet, non su un campo da gioco. Si batte nelle corsie degli ospedali, nelle sale della chemioterapia. La sua lotta è contro un tumore allo stomaco, al quarto stadio. Il suo nome è Taisiya Babenko.

Si batte contro il suo corpo in quella terra d’Ucraina che è martoriata da una guerra che si combatte con le armi. Ho pensato che tra i tanti tabellini e risultati, questa era una di quelle storie che non potevo lasciar cadere nel dimenticatoio del qualunquismo.

Sempre complesso trovare le parole per raccontare della sofferenza senza sembrare eccessivamente banale. Ancora più difficile è trovare dall’altra parte qualcuno disposto a raccontarsi. Perchè quel 21 febbraio, anno del Signore 2024, ha cambiato non solo la sua vita ma anche di quelli che le vogliono bene.

Una gastroscopia. Così inizia un calvario. La diagnosi è impietosa: tumore allo stomaco. La biopsia rivela che si trova al quarto stadio. Eppure il suo corpo all’inizio si rifiuta d’accettarlo, lei vuol continuare con l’allenamento, quello stesso nel quale le hanno comunicato la sua condizione. Curioso come l’ineluttabilità di una malattia che lascia stretti margini alla speranza possa generare tanta determinazione. Taisiya ha subito pensato al futuro, ad uno ovviamente senza il peso di un tumore. Nel quale tornerà ad allenarsi e a giocare.

L’ha sostenuta racconta lei, la sua fede. Pilastro al quale spesso s’appoggiano molti nella sua condizione. Poi l’amore e l’affetto dei suoi cari. A tenere in vita la speranza è la sua incredibile forza d’animo così grande che vien da chiedersi dove la tenga chiusa in un corpo che sembra troppo piccolo per contenerla.

Incrollabile nella sua visione d’un futuro che spera in breve le possa restituire quel tempo che questo tumore le sta mangiando. L’Ucraina in guerra non è certo il posto ideale per ricevere le migliori cure possibili così è stata anche avviata una raccolta di fondi online per contribuire a farle ricevere gli adeguati trattamenti.

Avevo una domanda, una di quelle che quando le fai ai pazienti sembra sempre quella sbagliata ma è anche l’unica possibile: “Come fai a tenere così alto il morale, ancora ora che sai…”. M’ha risposto parlando della vicinanza che sente così forte degli affetti più cari e poi m’ha sorpreso con un: “cerco di non stressarmi troppo, lo trovo fondamentale”. Già la leggerezza, in un momento già grave che senso ha aggravarne il peso? Taisiya ha trovato qualcosa che in tanti cercano, peccato l’abbia trovato in un letto d’ospedale.

M’ha anche ricordato quanti sogni ha ancora da realizzare. Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni vero? I suoi odorano anche di fusal. Certo vuol vivere il più a lungo possibile ed essere già pronta per partecipare al primo Campionato del Mondo di futsal femminile, con la sua nazionale e le sue compagne. S’è fatta poi un pò triste e m’ha confessato che c’è un sogno più grande di tutti gli altri e che condivide con tutti i suoi connazionali. Quello di vedere questa lunga guerra. Quella che da un tempo che sembra infinito piaga la sua terra e che priva tutti della loro quotidianità.

Le ho chiesto se si senta in qualche modo speciale. Taisiya ha i suoi pregi e i suoi difetti come tutti, orgogliosa dell’affetto ricevuto da quelli che ha anche solo sfiorato nel corso degli anni. Il suo sorridere alla vita, nonostante tutto o proprio perchè ha di fronte un ostacolo così grande, però la rende forse un pò speciale.

L’aspetto sui campi da gioco, così da poterla abbracciare anche nella vita reale, quella fatta di corpi in carne ed ossa. Sono grato però a questo spazio digitale che m’ha permesso di conoscere la sua storia, di trovare la speranza in un mondo migliore in un posto così inusuale, ma forse proprio lì c’è più bisogno.

Taisiya t’aspetto per vederti giocare in quel primo Mondiale di Futsal Femminile. Se avessi più fede pregherei per te, me la faccio prestare da qualcuno se è necessario, per questa volta. Love you.

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