Esports femminili: La lunga strada verso la parità nel gaming competitivo

L’evoluzione degli esports femminili: Un cammino ancora lungo

Nel panorama degli esports globali, il settore femminile sta lentamente emergendo dall’ombra, ma la strada verso una vera parità è ancora lunga e tortuosa. Nonostante alcuni importanti passi avanti degli ultimi anni, i dati parlano chiaro: il divario rimane sostanziale e preoccupante.

È innegabile che i tornei femminili stiano aumentando di numero e che i montepremi siano in crescita. Alcuni titoli come Valorant, Mobile Legends: Bang Bang e Counter-Strike hanno sviluppato ecosistemi competitivi dedicati alle donne, creando opportunità concrete dove prima non esistevano. Valorant, in particolare, rappresenta un esempio virtuoso con il suo circuito Game Changers, che non solo offre competizioni dedicate ma anche percorsi di promozione verso i livelli competitivi più alti.

Eppure, guardando i numeri nel loro complesso, emerge una realtà che ancora fatica moltissimo nell’affermarsi. I tornei esclusivamente femminili rappresentano solo il 3% dell’intero ecosistema competitivo globale. In termini di montepremi, la situazione non migliora: si parla di appena 3 milioni di dollari complessivi nell’ultimo anno, una frazione minuscola rispetto al totale del settore.

Ancora più deludente è il dato sugli spettatori. Il 2024 ha visto un calo del 26% nell’audience degli eventi femminili, invertendo un trend che sembrava positivo. Anche nei giochi più all’avanguardia come Valorant, i tornei femminili attirano solo il 5% del tempo totale di visione dedicato a quel titolo. Per Counter-Strike, questa percentuale crolla addirittura allo 0,2%.

Questi dati sollevano interrogativi profondi sul futuro degli esports al femminile. Non basta creare tornei dedicati se poi non si lavora attivamente per promuoverli, renderli visibili e interessanti per il pubblico. Non si tratta solo di offrire opportunità competitive, ma di costruire un ecosistema sostenibile che possa crescere e prosperare nel tempo.

Le cause di questa disparità sono molteplici e complesse. Da un lato, persistono barriere culturali e sociali che scoraggiano la partecipazione femminile nel gaming competitivo. Dall’altro, manca ancora un investimento strutturato e continuativo da parte di publisher e organizzatori per sviluppare il talento femminile e renderlo protagonista della scena.

Esiste però un potenziale inespresso enorme. Eventi come il torneo femminile di MLBB ai SEA Games 2023, che ha attirato oltre 1,3 milioni di spettatori contemporanei, dimostrano che quando gli eventi femminili ricevono la giusta visibilità e integrazione nei grandi palcoscenici dell’esport, il pubblico risponde.

Il futuro degli esports femminili dipenderà dalla capacità dell’industria di andare oltre le semplici iniziative simboliche, per costruire infrastrutture solide e durature. Servono programmi di sviluppo a lungo termine, maggiori investimenti nei circuiti competitivi femminili e strategie di marketing mirate per aumentare l’interesse del pubblico.

Solo attraverso un impegno concreto e continuativo sarà possibile trasformare quello che oggi è ancora un settore di nicchia in una componente fondamentale e fiorente dell’ecosistema esports globale. La strada è ancora lunga, ma le fondamenta per un cambiamento positivo sono state gettate. Sta ora all’industria dimostrare che la sua retorica sull’inclusività si traduce in azioni concrete e risultati tangibili.

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