Il settebello, ma anche la primiera, gli ottovolanti e i puntoni. Quelli li trovate altrove, nell’altro quando della retorica spicciola, da retrobottega. Qui, oggi è anche difficile parlare di calcio a 5, italico, nell’immediato post Superbowl. Sarebbe un po’ come parlare delle foglie morte che occludono i tombini quando nella vostra città un asteroide ha creato un cratere di 2 km di raggio.
In chiaro su Italia 1, che esiste ancora anzi resiste all’onda lunga delle piattaforme di streaming. Commento soporifero e vista l’ora (mezzanotte e mezzo in Italia) conciliava un po’ troppo il sonno. Cambio, commento originale, Tom Brady color commentator, molto meglio.
C’è una squadra, i Kansas City Chiefs, che sembra destinata ad essere la prima a vincere 3 volte di fila il titolo NFL. Le squadre destinate a qualcosa, quelle condannate a vincere hanno tutte lo stesso problema. Restano schiacciate dalle pressione e dal gioco d’un avversario che non ha nulla da perdere. Vince la squadra della città dell’amore fraterno, con uno dei quarterback più sottovalutati della lega, ma con già due titoli in bacheca.
C’è Kendrick Lamar all’Half Time Show, che sceglie di cantare Not Like Us, il pezzo di dissing contro Drake. Se non siete al corrente dello storico dissing tra i due rapper, ecco il Superbowl è anche questo. Un pezzo di cultura, avvolto nelle intricate spire anche della politica. Ecco quindi apparire Samuel L. Jackson nelle vesti dello Zio Sam, uno Zio Sam afroamericano. La presidenza Trump è appena iniziata.
Questa dei Philadelphia Eagles è anche la vittoria di quelli che sembrano destinati al fallimento. Di Jalen Hurts, che al college fu sostituito nell’intervallo della finale di college da un più giovane compagno di squadra che ha poi vinto la partita che lui stava perdendo. Lo stesso giocatore che aveva già perso un Superbowl e oggi, anzi da oggi, è MVP del Superbowl.
Gli sport, quelli che diventano popolari, sono storie, linee narrative, trascendono il risultato, prendono vita anche partendo da quello che accade sul campo ma diventano momenti di cultura, di cultura popolare. La capacità di suscitare emozioni nell’immaginario collettivo è alla base del successo di qualsiasi intrattenimento di massa.