Ormai da anni nella Final Eight di Coppa Italia di futsal femminile, c’è posto per tutti. Letteralmente tutti. Tredici squadre, perché dispari è sinonimo di salute di uno sport in espansione. Otto di queste squadre accedono alla kermesse che assegna la Coppa Italia.
Un turno di campionato al femminile che ha visto il Pescara femminile vincere, finalmente, uno scontro diretto, seppure contro la Kick Off che resta pur sempre la capolista al giro di boa. Dopo una interminabile serie di pareggi da far invidia alla Juventus di Motta, all’ultimo tentativo disponibile nel girone d’andata, riesce il colpo gobbo in trasferta.
A staccare il proverbiale biglietto anche una squadra che ha un solo punto di vantaggio sulla così detta zona retrocessione. Dando oggi per scontato che a meno d’un miracolo sportivo, il Lamezia è condannato alla B. Accede così una squadra che in regular season non ha mai battuto nessuna delle prime quattro squadre alle quali probabilmente sarà accoppiata. Subendo 21 reti e segnandone 5, il valore agonistico di una prova che oppone squadre così lontane nei valori è minimale.
Una Final Four resta, con un campionato dalla partecipazione così esigua, l’unica formula capace di offrire delle partite che abbiamo un valore che supera quello del semplice “happening”. Sappiamo che però la formula del “tutti dentro”, l’all you can eat del calcio a cinque femminile permette di far felici più presidenti possibili e quindi mantenere soddisfatto l’elettorato politico.
Non sempre le formule a larga partecipazione però riscontrano la soddisfazione dei presidenti. La Final Four di Supercoppa maschile, dall’esito avverso al Napoli del presidente Perugino, ha visto il numero uno del club partenopeo lamentarsi proprio della formula. Non si può far felici tutti ed è particolarmente difficile farlo con quelli che perdono. Lamentarsi a posteri non è mai particolarmente indicato, si offre quell’impressione di farlo solo perché si è perso.