Vanin al CMB, l’inizio d’un nuovo ciclo…economico

Se l’arrivo di Vanin in quel di Salandra non era quotatissimo in estate lo è diventato nelle ultime settimane. Non è solo l’ingaggio di un giocatore che è stato capace di mantenere ai vertici della Serie A le società nelle quali ha militato, spesso risultando decisiva. Rappresenta l’inizio d’un nuovo ciclo economico.

L’approdo di Vanin nel Comprensorio del Medio Basento è il primo segnale che il presidente Auletta intende investire nella compagine femminile la stessa passione e in proporzione gli stessi denari che portarono l’altro CMB a competere ai vertici della Serie A Femminile.

L’arrivo di Vanin sarà il catalizzatore per ulteriori rinforzi. Come è già accaduto in passato, anche in quello recente. Ricordate la Salinis, il Falconara? Furono costruite aggiungendo tasselli di volta in volta più importanti. Una sorta di garanzia crescente della credibilità non solo sportiva della società.

L’attuale squadra campione d’Italia è stata costruita con una modalità simile. Investendo denaro, distribuendolo con una qualche periodicità e raccogliendo poi i frutti agonistici dell’aver assemblato tutto quel talento nello stesso luogo. Non è una ricetta innovativa e semplicemente l’unica possibile al momento.

La Ternana, l’Isolotto, l’Olimpus, il fu Acquedotto per quelli che seguono il calcio a 5 femminile dagli albori hanno tutte affidato le loro fortune sportive alla medesima dinamica economica. Funziona nei risultati sul campo, porta lustro momentaneo a chi la persegue, bene così.

Peccato che negli sport, nelle discipline diciamo più note e tradizionali i cicli sportivi sono più legati all’età degli atleti che alla solidità economica dei sodalizi con i quali siglano i contratti. I cicli si esauriscono quando inizia la parabola discendente degli atleti che l’hanno resa una potenza sportiva. Non sempre essere una potenza economica è sufficiente, PSG, Man City, Man Utd e Chelsea per citare club obiettivamente ricchi, non sono mai riusciti a capitalizzare per un periodo lunghissimo il successo sportivo.

Raramente però spariscono, falliscono. Il Barcellona non gode di buona salute economica ma è ancora lì, così come il Benfica e la lista delle squadre indebitate sarebbe troppo lunga per riportala qui. Non ci interessa poi davvero, nel futsal femminile quanto in quello maschile in Italia, spesso i club che vincono finiscono con lo sparire, spesso definitivamente.

Non c’è più traccia di Statte, Salinis, Ternana, Olimpus (femminile), Isolotto, Acquedotto Lazio. Una delle ragione non economiche è che il pool di talento, il bacino di giocatori al femminile è così esiguo da permettere ad un gruppo ristretto di fare la differenza, qualsiasi sia la casacca che indossano.

Non c’è abbastanza talento nel femminile. Questo genera cicli sportivi sostanzialmente realizzati dagli stessi giocatori. Se  si raggruppa quel talento in una squadra, la competizione finisce orientata verso una sola realtà. Semplicemente perché non c’è altro e non esiste nemmeno la capacità economica o la credibilità per essere concorrenziali.

Non c’è nulla di nuovo.
Davvero.

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