Kim Serandrei è pronto ad accomodarsi sulla panchina della VIP nella Serie A femminile di futsal. Dopo essere subentrato in corsa la scorsa stagione sulla panchina del Verona, l’operazione si ripeterà ancora in Veneto. L’avvicendamento era già arrivato dopo la terza giornata quando la VIP era uscita sconfitta dal match con il CMB.
La prospettiva del cambio di tecnico non ha portato certo risultati e nel breve interregno prima dell’aarrivo di Serandrei è arrivato la rovinosa sconfitta della VIP subissata da otto reti da una Kick Off mai così dominante negli ultimi anni.
Prima testa a rotolare quella Ferraro. I saluti di rito lasciano sempre quel retrogusto d’avanspettacolo e hanno sempre poco della sincerità. È il gioco delle parti scimmiottato male nel futsal eseguito peggio di quello che accade nel calcio.
Tuttavia cambiare l’allenatore incide sulle prestazioni della squadra, in quale misura?
Invece d’affidarci all’alchimia del sapere intestinale, c’affidiamo alla scienza, ad uno studio di settore sull’argomento. Procedere snocciolando qualche dato è un rudimentale metodo scientifico utile anche nel mondo del calcio.
Andreas Heuer, Christian Müller, Oliver Rubner, Norbert Hagemann e Bernd Strauss, in uno studio intitolato “Usefulness of Dismissing and Changing the Coach in Professional Soccer”, hanno esaminato l’efficacia dell’esonero o del cambio di allenatore durante la stagione, partendo dall’idea che tali decisioni non abbiano impatti significativi sulle prestazioni della squadra.
I ricercatori tedeschi hanno analizzato tutti gli esoneri avvenuti a metà stagione nella Bundesliga, dal 1963 al 2008. Hanno inoltre studiato i cambi di allenatore avvenuti al termine delle stagioni nello stesso periodo. La metodologia si è focalizzata sulla differenza reti delle squadre coinvolte, ritenendo la differenza punti troppo influenzabile da fattori esterni e variabili difficili da controllare.
I risultati dello studio mostrano che un cambio di allenatore influisce sulle prestazioni della squadra solo per il 15% rispetto alla gestione precedente, sia che avvenga a metà stagione sia a fine stagione. In sostanza, il contributo dell’allenatore, considerato come un “fitness producer”, incide sul rendimento della squadra in misura marginale rispetto alla qualità dei giocatori.
Resta quindi il problema della qualità dei giocatori, che sono quelli che influiscono direttamente sui risultati. Non esistono molti studi di settore Made in Italy e sarebbe interessante averli vista la propensione tutta latina ad esonerare gli allenatori con una media di permanenza in panchina che supera di pochi decimali l’anno solare.
Nella Serie B femminile di calcio a 5 sono già cadute più teste che in una singola puntata di Game of Thrones. Vien da domandarsi quanto siano davvero utili, quanto frutto della frustrazioni di presidenti convinti d’aver assemblato uno squadrone e poco disposti ad accettare la realtà dei risultati.
Nel calcio a 5 italico è ancora diffuso il fenomeno dell’allenatore padrone, così anche come del presidente padrone del vapore. Resta così spesso difficile esonerare un tecnico che è anche il principale finanziatore del club, il figlioccio del presidente, l’ex giocatore che non percepisce remunerazione.
Quante teste vedremmo rotolare giù dalla scalinata del Tempio di Baelor se invece gli allenatori fossero semplicemente allenatori? Molte probabilmente. Il Benito Fornaciari scorre ancora vigoroso nelle vene di molti attori di questo calcio a 5 italico ed è anche divertente così, almeno da osservare.