Se c’è qualcosa che non manca mai nelle istituzioni nell’italico stivale è un tavolo di lavoro. Non si nega mai a nessuno, in nessun ambito. Ho smesso di contare quelli ai quali ha partecipato un certo alto dirigente sindacale nell’ultimo decennio. Spesso approdano a decisioni anche importanti.
Il problema non è prendere le decisioni, ma farle rispettare. In questo la Divisione Calcio a 5, non importa quale sia la governance, ma c’è questa in carica e lei deve sobbarcarsi gli oneri e gli onori, è maestra di NON vita. Ricordate quando varò una norma che prevedeva il controllo ferreo degli accordi economici per le società di A?
No? Facile che l’abbiate dimenticato, è avvenuto una sola volta, poi ci si è “dimenticati” di farlo. Le liberatorie non veniva firmate, stentavano ad arrivare, qualcuno preferì fare la figura dello smemorato di Collegno. Un film del 1962 con Totò, così per rifilarvi una citazione cinematografica.
Apprendiamo che ci sarà “un tavolo di lavoro della Divisione per analizzare le strategie di sviluppo dell’attività femminile da condividere con la LND, con particolare riguardo alla sostenibilità e alla stabilizzazione dei club.”
La LND come elemento a cui scaricare la colpa quando qualsiasi decisione presa risulterà inapplicabile oppure semplicemente utopistica.
C’è una parte davvero interessante sulla quale vorrei soffermarmi. “Particolare riguardo alla sostenibilità e stabilizzazione dei club”. Se questa fosse una supercazzola tirata fuori da Amici Miei, avrebbe anche una sua dignità. Come pensano, quelli che converranno a questo tavolo d’impedire al Benito Fornaciari di turno di spendere e spandere per essere osannato dal suo pueblo? In quale modo società sportive che non possono generare utili per la loro natura dovrebbero generare ricavi?
Ammettiamo in uno slancio di creatività che tutto questo sia possibile, questa volta ci saranno delle sanzioni che la Divisione applicherà oppure accadrà come al solito, tutti felici con le gambe sotto ad un tavolo?
Da anni il futsal, tanto al maschile quanto al femminile, è in sofferenza. Si racconta sul punto d’esplodere sicuramente da 10 anni, dai tempi d’una vittoria in quel di Antwerp. S’è diffusa questa idea che lì fuori dai palazzetti ci siano frotte di tifosi pronti ad affollare arene dalla capienza oceanica.
Invece le società muoiono sportivamente ad un ritmo impressionante. Si fatica a mettere insieme un numero pari di squadre nella Serie A femminile, squadre che rinunciano a salire di categoria come se fosse sportivamente una consuetudine. Perché l’importante è vincere, quindi vinco la B e poi me ne sto li così vinco ancora ed evito figure meschine in Serie A.
Il calcio a 5 non è sostenibile, perché non genera ricavi. Non incassa abbastanza, s’appoggia esclusivamente sugli sponsor, sul 3×2 o anche peggio e sull’ego dei suoi presidenti, che non potendo investire nel calcio maschile, scelgono uno sport minore, dove vincere costa meno.
Il ciclo delle società di futsal è sempre il medesimo, si spende, si vince, si sparisce perché poi alla fine ci si annoia. Una macchina da moto perpetuo, che in realtà non esiste ma nel calcetto a cinque si realizza, sempre identica nel suo incedere. Una sorta di ruota del tempo, questa volta la citazione è anche letteraria e non solo cinematografica. Uguale a se stessa, ma dalla quale ci si attende un risultato diverso.
Tra le squadre maschili con più d’uno scudetto esiste ancora solo il Pesaro ma decisamente ridimensionato e davvero pensate che la sostenibilità e la stabilizzazione sia un problema solo del calcio a 5 femminile? Mentre lo pensate assisteremo al decesso di altre squadre. Continuate pure a raccontare di quella pentolaccia piena d’oro alla fine dell’arcobaleno.