Pescara femminile, photo shooting. Occasione per sfilare come spesso improbabili modelle con le divise da gioco per la nuova stagione. Le abruzzesi tornano al recentissimo passato. Torna i logo disegnato da Nicolò Valenti, peccato non torni anche la maglia che aveva disegnato.
Non è che l’attuale divisa da gioco della squadra non sia un passo in avanti rispetto a quella della passata stagione. Pur vero che non era difficile fare meglio d’un logo obiettivamente orribile e di una scelta di colori a dir poco altamente insensata.
Il graffio bianco e blu scuro, in leggero distacco dal consueto binomio legato al calcio cittadino bianco e azzurro, a voler essere particolarmente esigenti ricorda quella targata Puma della stagione 1998 – 1999. Semplice, riconoscibile, senza però quel carattere, quella cultura visiva che oggi fortunatamente si riversa anche nell’abbigliamento da gara.
Il Pescara calcio esiste dal 1936 e vanta tra le squadre che viaggiano tra cadetterie e serie c, una lunga tradizione d’esperimento grafico. A volte strizzare l’occhio alla tradizione è una buona idea. Creare quel legame nostalgico tra i tifosi di calcio e quelli che in potenza potrebbero essere interessati al calcio a 5. Una delle preferite di chi vi scrive è quella che pur distaccandosi dalle tradizionali righe bianco e azzurre verticali, mostra volontà di sperimentare da sempre promossa su questo spicchi di riva dell’adriatico. Correva l’anno 1995 – 1996, la maglia con la fascia centrale, uno stile reso leggendario dall’Ajax del calcio totale, resta la mia preferita.
Il Pescara Futsal Femminile al fianco delle due maglie da gioco ne esibisce una terza, in due variazioni cromatiche. Strizza l’occhio sospettosamente ad un pigiama Irge, storico marchio italiano dal 2019 di proprietà israeliana, di quelli però brutti a tal punto da poter essere esibiti solo in ospedale, da ricoverati. In uno slancio da citazione letteraria ricordano “un televisore sintonizzato su un canale morto”, si è il famosissimo incipit di un romanzo.
Le righe orizzontali che forse hanno un senso solo per la maglia del Celtic Glasgow e forse nemmeno lì perché li fanno sembrare una insegna da barbiere da primo novecento. Si poteva fare di meglio, certamente. Resta pur sempre vero che nel mondo del fuSTal è molto più facile creare qualcosa di peggiore.