Mentre O’Magico posa per i selfie

La sua nazionale, quella portoghese, si libera non senza faticare di un Panama che lo stesso CT dei campioni del mondo, Braz, ha definito “irriverente”.  L’ultima apparizione di Ricardinho con la maglia della nazionale del suo paese risale al Mondiale vinto dal Portogallo nel 2021, quello in cui esplose la stessa di Zicky e Pany Varela ne divenne il fulgido trascinatore.

Un inizio di kermesse iridata che ha fatto scivolare l’Italia al 18esimo posto del Ranking Mondiale, incalzata dalla Nuova Zelanda. Brilla la nazionale francese, che giova ricordarlo è completamente autoctona, mentre l’Iran ha subito mostrato le ragioni che lì vedono lì, nel ranking davanti anche all’Argentina.

Questa è l’occasione per osservare le nazioni emergenti ma anche quelle realtà, asiatiche soprattutto, che pur non essendo eccellenze calcistiche sono capaci di produrre talenti. Con continuità e negli anni. Questo è un mondiale di futsal purtroppo stretto dalla morsa mediatica di una nuova UEFA Champions League, del Mondiale F1 a Singapore e in generale da tutti quelli appuntamenti calcistici che affollano il calendario.

Futsal come complemento d’arredo ad un panorama sportivo che lascia poco spazio alle realtà minori, inutile farsi illusioni o alimentarle con l’indignazione tutta tribale per un post su IG della FIFA che utilizzava l’immagine a cartoni di famosi giocatori di calcio invece degli idoli del futsal. Gente del futsal, vi siete chiesti “ma chi li conosce davvero?”. La risposta potrebbe avvilirvi: nessuno.

Questa condizione non è certo a detrimento dello spettacolo che c’è sul campo. Godibile almeno fino al fischio d’inizio di PSV – Juventus di Champions League. Non dovrebbe stupirmi ma lo fa, la capacità di realtà davvero modeste calcisticamente, nell’addestrare il talento calcistico. In Italia sembra una pratica impossibile, oppure lo è ma solo “tra dieci anni”. Un frase quella “i frutti si vedranno tra dieci anni” che viene ripetuta ad ogni fallimento della nazionale azzurra di futsal maschile e ad ogni suo nuovo inizio. Ogni anno.

Ammettiamo che accada, anzi auguriamoci che questa profezia dei soliti noti, s’avveri. Cosa pensate sia accaduto in questa lunga parentesi temporale alle nazionali che oggi ci surclassano? Sono sparite, si solo cullate dei loro successi?

Delle 17 squadre che ci precedono oggi nel ranking, sapete quante adottano massicciamente oriundi nella misura in cui accade per gli Azzurri? Nessuna. Quante solo quelle che ne hanno in selezione? Le solite note “regine del gas e delle steppe”.

Eliminando la Russia che cerca di eliminare l’Ucraina, ci sono in quella lista due squadre di paesi formalmente in guerra e poco importa che uno dei due la definisca: “operazione militare speciale”. Abbiamo davanti il Giappone, il Paraguay, la Thailandia. Non provate a dire: “queste squadre le batteremmo”, non riusciamo nemmeno a farlo con la Finlandia.

I rimasugli della nazionale cubana aggrappati al risultato di una partita contro la Thailandia che sulla carta non dovrebbe avere storia, sono la prova che il vero discrimine nella competizione sportiva è la “fame”. L’attitudine alla sofferenza, la volontà d’emergere e quanto c’importa. Ovviamente lo ribadisco nel caso s’avventurino nella lettura i soliti ritardati cognitivi, il talento. Aiuta non avere i piedi di ghisa.

Noi aspettiamo, tra dieci anni si vedranno i frutti. Mentre gli alberi degli altri, danno i frutti ogni anno.

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