Mondiale U20, dov’è l’Italia?

A casa.
Il Mondiale U20 femminile è iniziato, ma l’Italia è ancora assente. L’immagine del movimento in Italia è oggi sotto i riflettori, le grandi società professionistiche investono anche perché costrette oppure favorite da alcuni artifici contabili.

Un impegno d’immagine che nasconde però un movimento che fatica a formare calciatrici di alto livello. Impelagato in una condizione sociale generalizzata che lo rende vittima del suo stesso stigma di genere. Nelle realtà periferiche, il calcio femminile non riceve attenzione, costretto a combattere con mille altre realtà sportive per le poche risorse a disposizione.

Il calcio femminile è una scelta secondaria, nella quale finiscono con li confluire professionisti privi delle competenze necessarie proprio a valorizzare le donne che decidono di praticare questo sport.
Un ripiego anche a basso costo, che cresce all’apparenza proprio in quelle realtà che non possono affrontare l’impegno economico del calcio al maschile.

Il torneo è iniziato sabato in Colombia, con 32.000 spettatori presenti alla partita inaugurale tra la Colombia e l’Australia, vinta 2-0 dalle padrone di casa grazie a un gol della straordinaria Linda Caicedo. Quella Linda Caicedo che indossa la maglia del Real Madrid, già dei blancos. Le squadre europee in gara sono Francia, Spagna, Germania, Austria e Olanda, mentre l’Italia, ancora una volta, è rimasta a casa.

Il mondiale U20 è quel torneo che racconta il futuro del calcio mondiale per la prossima generazione di calciatrici. L’Argentina, che torna al torneo dopo anni, sta vivendo una grande crescita, con i club nazionali che investono fortemente nel calcio femminile, portando alla luce un’incredibile quantità di talento. Una presenza importante quella della albiceleste, in un paese che per anni ha sfacciatamente ostracizzato le donne nel calcio.

Tra le squadre da tenere d’occhio in questo torneo ci sono, oltre alla Colombia, il Brasile, gli Stati Uniti, il Canada e alcune europee, insieme alla Corea del Nord, che ha dominato l’Argentina con un impressionante 6-2, dimostrando superiorità tecnica, fisica e tattica.

In Corea del Nord, il calcio femminile è curato meticolosamente, con giocatrici allenate sin da piccole per entrare nelle future nazionali. Nei regimi totalitari spesso lo sport è uno di quei veicoli di preferenza utilizzati per proiettare all’esterno una immagine di successo. La Corea del Nord è proprio questo.

Se l’assenza dell’Italia è la prova d’un movimento femminile che nella sua base vive un momento di forte difficoltà, nel reclutamento. Sebbene appaia sulle luci della ribalta nazionale con più frequenza del passato la sua struttura anche economica non è in grado di garantire alle eventuali atlete un futuro professionale che invece altre discipline sono già pronte ad offrire. Apparire è solo una parte dell’equazione del successo.

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