Il football sbarca a San Paolo

Già, ma quello americano.
Ieri a San Paolo, in uno dei templi del calcio brasiliano si sono affrontati i Green Bay Packers e i Philadelphia Eagles.
Quella che è sempre stata dalla vulgata popolare considerata una egemonia planetaria, la superiorità del calcio come sport di massa, oggi vede uno dei suoi templi come teatro di uno sport che proprio in sud america cerca nuovi tifosi.

Vent’anni questo non era nemmeno un evento sognabile (cit. Batman di Colleferro), dieci anni fa era una scommessa complessa, oggi è una realtà. Quella che Roger Goodell ha compreso prima di altri è che la lega di cui è commissioner aveva bisogno di nuovi spazi, di nuovi mercati per continuare a crescere.

La sua sfida è quella d’aggredire i mercati del calcio, con un prodotto estremamente spettacolare che al contrario del calcio conta un limitato numero di eventi, un po’ come i concerti di un tour, e per i quali può chiedere qualsiasi cifra perché appunto in scarso numero.

Puntando in una direzione opposta a quella della FIFA o dell’UEFA, meno amichevoli, ridurre gli incontri di preseason e sostituirli con quelli ufficiali. Portare le partite dal nuovo pubblico e non il nuovo pubblico alle partite. Così sono nate prima le trasferte in Gran Bretagna e poi quelle in Germania. Quest’anno lo sbarco a San Paolo.

Le International Series sono partite nel 2007, una partita a Wembley. Oggi sono ben 4 le partite disputate fuori dai confini degli Stati Uniti continentali. Una franchigia NFL disputa 17 incontri di regular season, più una di bye. Un totale di 272 incontri per una stagione NFL, quattro non sono molti ma sono sempre sold out a prezzi da concerto di Taylor Swift.

Lo sviluppo della National Football League come prodotto d’intrattenimento è interessante perché ha scelto una direzione opposta a quella del calcio, sia quello mondiale governato dalla FIFA che quello continentale di UEFA e COMEMBOL. I numeri, quelli dei ricavi per franchigia da merchandise, vendita di biglietti e diritti tv, oblitera quelli dei grandi club di calcio.

Un team di NFL riceve mediamente a stagione 563 milioni di dollari in ricavi, uno di Premier League 322. Più evidente è il ricavo per singolo incontro. Ogni partita di NFL vale mediamente 63 mila dollari, una di Premier 11 mila. La forbice dei guadagni è generata anche dalla diversa gestione dell’evento, prodotto come fosse intrattenimento. Mentre ad esempio nella Vecchia Europa, resistono sacche di nostalgici del “si stava meglio quando si stava peggio”.

Il calcio che è uno sport davvero planetario, giocato in Butan come in Perù, sembra soffrire del suo stesso gigantismo, incapace all’apparenza di trovare una nuova via, di percorrere quella dell’intrattenimento sportivo così come ha fatto il basket o il football americano.

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