La realtà alternativa

Ho vissuto l’esperienza di 4chan e 8chan, da fabbrica di meme a fabbrica di una realtà alternativa. La famigerata Alt-Right, la realtà alternativa della destra radicale. Capita così che se imbatto in qualche tentativo all’amatriciana di raccontare una realtà alternativa è facile individuarne le piccole omissioni. Le supercazzole sparacchiate sui fatti come il cacio e il pepe sugli spaghetti.

Particolarmente permeabile a questa realtà alternativa è il calcio a 5 femminile. Nel quale si celebra come un successo della governance, il ritorno alla Final Eight di Coppa. L’unica manifestazione continentale ufficiale per club, ha una FINAL FOUR come evento finale? Perché? Devono sicuramente imparare da chi promuove una competizione che mette contro la prima in classifica contro una squadra che è appena sopra la zona retrocessione. Già perché questa Serie A a 14 squadre quando è fortunata, include nella coppa il 75% delle squadre. Vi siete mai chiesti perché?

Per puro calcolo elettorale. Più presidenti potranno dire “siamo orgogliosi si partecipare a questa manifestazione” più questi saranno proni ad essere compiacenti al momento del voto con chi ha reso possibile l’iniezione di autostima pubblica, la classica ruota del pavone.

Scoprirete sempre nelle parole del responsabile della categoria femminile che questa Coppa Italia è stata un grande successo organizzativo. Indubbiamente sbatterla in quel di Genova non ha certamente portato un successo di pubblico, sugli spalti erano assenti anche i custodi dei palazzetti. Non dimenticate che la formula ad otto squadre costringe le compagini a giocare e disperdersi in palazzetti spesso al limite del concetto di struttura sportiva.

Questa governance per quelli che l’avessero dimenticato è anche la propugnatrice della Sky Arena nella rinomata ghost town di Salsomaggiore. Un successo così ampio che è stata praticamente soppressa e che quando era obbligatoria lo era così tanto che era possibile rifiutarsi di andare. Tutto per la visibilità, quella di una puntata di Ghost Hunters.

Scoprirete sempre dalle parole del responsabile del femminile che la moria di squadre di quest’anno è colpa della situazione economica, degli astri non allineati. Non certo della governance che pur di strappare squadre al regionale e pompare i numeri anche quest’anno ha ammesso alla seconda categoria nazionale squadre “senza meriti sportivi”. Presidenti, non disputate i campionati, scrivete richieste d’ammissione alla categoria superiore a fine stagione, costa meno.

Non è colpa del fato se le squadre spariscono, delle difficoltà delle società. Quindi quando queste iscrizioni aumentano non è certo merito della governance, ma dell’economia e delle società. Poco male se a sparire fossero solo le squadre in difficoltà economica e sportiva. Negli ultimi 10 anni, una sola squadra ha vinto il titolo a cinque anni di distanza. Cambiando però denominazione 3 volte negli ultimi 3 anni. Otto squadre hanno vinto il titolo in quei dieci anni, ne esistono ancora solo due. Indovinate chi era anche allora il responsabile?

Possiamo dedurre che il problema non sia finanziario, nella quantità di denaro investito. Ma nell’assenza di rientro, di pareggio, di sostenibilità economica. Di una menzogna perpetrata con la stessa spavalderia di una verità fattuale. Quella stessa che racconta che lì fuori c’è un pubblico che non aspetta altro che guardare il futsal, anzi il futsal femminile.

Invece di raccontarvi che c’è bisogno di battersi per ogni centimetro (la citazione cinematografica non è affatto casuale) d’attenzione, vi raccontano che il paradiso non può attendere (altra quasi citazione). Vi raccontano dei grandi successi di pubblico, dei grandi naming sponsor che non sono altro che prestiti onerosi della LND per tappare i buchi di bilancio.

Liberissimi di crederci. Ma non di lamentarvi se vi mandano a giocare tre volte sulle isole di questa meravigliosa penisola, se siete una squadre del centro del paese e vi sbattono nel girone veneto e se Policoro è il nuovo ombelico del mondo del futsal. Se non fanno rispettare le regole che loro stessi propugnano, se vi ritrovate a competere con quelli che gli unici soldi che investono solo quelli del monopoli.

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