La Mediterranea diventa Cagliari, quello vero

“Il Cagliari Calcio è lieto di annunciare la nascita di un nuovo progetto sportivo: il Cagliari Calcio a 5 Femminile. L’iniziativa è frutto di un accordo con la Mediterranea Cagliari, storica società sportiva del capoluogo sardo che da quasi trent’anni rappresenta un riferimento e un’eccellenza in questo sport e che la scorsa stagione, con la compagine femminile, ha ottenuto la sua prima storica promozione nella massima serie.”

Con queste poche righe, da questa stagione, ci sarà una seconda squadra legata all’universo del calcio professionistico. Dopo la Lazio, arriva il Cagliari. Almeno nella Serie A femminile. Un trend che sembra aver preso piede. L’Olimpus Roma di Daniele D’Orto diventa la Roma quella vera degli americani. Da non confondere con quella che nel femminile fa la Serie B.

L’accostamento dei grandi brand calcistici è risultato essenziale nel calcio femminile, può diventare lo stesso motore anche nel futsal in tutti i suoi aspetti. I brand contano, i “nomi” anche. Se si vuole uscire dall’anonimato dei post da cialtroni su facebook la professionalizzazione vera di questa disciplina passa anche dal qui.

Nessuno sente la mancanza del Cuneo Femminile, qualcuno potrebbe però sentire la mancanza della Juventus Women. Cuneo, Juventus. L’effetto anche solo a livello emotivo è completamente diverso. Quello poi a livello economico e finanziario è abissale.

Nessuno sentirà la mancanza del GTM, a meno che a chiudere non sia la Gestione Trasporti Metropolitani e non la squadra di futsal femminile di Serie A. Così come club storici di questa disciplina al femminile come lo Statte, sono scomparsi, così semplicemente. Si fosse chiamato Taranto, forse non c’era nemmeno bisogno di cercare la località sulla cartina.

Terni e la Ternana sono un caso a parte, c’è un rapporto morboso dei ternani con le ferelle che è difficile da spiegare se non lo si è vissuto, in qualche modo. Ineguagliato. Seguono anche le ferelle di ping pong e la squadra di scherma. L’elenco è lungo, ma sto divagando.

Quando ci si lega a brand riconoscibili, come fece il Pescara degli Iannascoli, inevitabilmente s’attirano i tifosi, quelli veri. Da non confondere con le famiglie, i bimbi con i megafoni giocattolo e quelli in cerca di selfie. Parlo degli ultras, le tifoserie che frequentano le curve del calcio. Il brand diventa immediatamente riconoscibile anche fuori dal paesello, il merchandise è già a disposizione ed è ampiamente diffuso. C’è una tradizione sul territorio che non è iniziata una manciata d’anni fa. Immaginate un Napoli legato al vero Napoli quello di Aurelio De Laurentis.

Inoltre si gode dell’effetto traino del calcio, il caso Lehmann – Luiz insegna. Si accede al circuito mainstream senza dover pagare per farlo. Senza dover elargire l’ennesima marchetta. Si eleva l’intero circuito del calcio a 5 fuori dal provincialismo dei flame sui social dei massimi dirigenti delle squadre. Nel momento in cui si rappresenta un brand mutano inevitabilmente i comportamenti.

Non che questo debelli casi come quello dei dirigenti facinorosi che s’agitano sugli spalti davanti alle telecamere, le risse sugli spalti nei derby, le risse in campo. Anche queste s’affaccerebbero ad un pubblico più ampio.

L84, squadra di Torino. Prende Rocha, uno dei migliori giocatori al momento disponibili sul mercato internazionale. Colpo di mercato. Indubbio. Ma quanto maggiore sarebbe stato l’appeal se quel giocatore avesse indossato ad esempio la storica maglia granata del Torino. Perché nonostante tutti gli sforzi profusi L84 è un brand che soffrirà per sempre di una assonanza a Stock 84, il liquore reso famoso da Tutto il Calcio Minuto per Minuto.

Il Cagliari Femminile di calcio a 5, s’unisce alla squadra di calcio femminile che già è parte integrante del progetto sportivo del Cagliari. In una sola mossa è in condizione d’attingere ad un enorme bacino di storie, una infinita narrativa che parte da Gigi Riva e arriva fino a Claudio Ranieri. Passa attraverso le maglie con il colletto con i lacci e sfocia anche nelle vicende extracalcistiche di Ibarbo ma non senza dimenticare la maestosità di Enzo Francescoli.

Molto differente dalle storie comprate anche spendendo tanto, prese a prestito per un po’ e poi dimenticate.

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