In una recentissima intervista sulla carta stampata, il neo candidato Stefano Castiglia, ha presentato pubblicamente la sua corsa allo scranno più alto di via Tiziano, sede della Divisione Calcio a 5. Affabile, politicamente intelligente, quel tanto che gli permette di stagliarsi sopra la media.
Dalle pagine del Corriere dello Sport, il neo candidato Castiglia ha mostrato quell’acume politico indispensabile per navigare le acque decisamente torbide della politica sportiva. Da subito, fin dal titolo. “Cambieremo lo status di formato”, una apertura alle istanze promosse da molte squadre che hanno visto aumentare i costi a seguito del decisionismo del precedente presidente.
Una affermazione non troppa lontana dalla Riforma Bergamini che ha pure votato, ma abbastanza per mostrarsi disposto a discutere i termini di una questione, che una eventuale opposizione potrebbe cavalcare. Abile mossa per disinnescare una delle mine sulle acque agitate della sua candidatura.
“Ho deciso di candidarmi perchè voglio mettermi al servizio di tutte le società”. Cicerone scriveva: “diffidate di quelli che fanno politica per il bene comune”, in una Roma dove per candidarsi al senato, occorrevano 20 milioni di sesterzi. Il più noto tra i principi del foro raccontava di una politica che raramente è prima al servizio degli altri. Una bugia bianca, che però lo confonde con il resto della cives. Quelli che vogliono farsi eleggere, per elargire spesso nell’ombra favori agli amici ma dopo averne fatti a se stessi. Si poteva fare di meglio.
Prosegue con l’apertura verso i comitati regionali, che gestiscono la base del calcio a 5, i campionati di C a dimensione appunto regionale. Direttamente dipendenti dalla LND, anello debole di una costituzione sportiva che se ha avuto Tavecchio come presidente, giustificarla sarebbe un esercizio decisamente.
Annuncia che l’esperimento di FutsalTV, confluirà nella piattaforma OTT della FIGC, Vivo Azzurro. Una mossa che offre al calderone federale nuovi contenuti e abbassa i costi di gestione, facendoli ricadere sul budget federale. Uno spostamento che ne potrebbe garantire la gratuità, anche futura.
Una candidatura che nella sua squadra e nelle parole del candidato potrebbe avere in Chiara Di Santi, una figura più centrale nella gestione del movimento femminile. Magari. Salvo poi dimenticarsi della moria di oltre cinquanta squadre che ha afflitto il movimento femminile del calcio a 5 nostrano. Questa è in qualche modo un arte: quella del glissare e spostare l’attenzione. Come poi ricordare che negli anni molte tra le giocatrici più note al mondo hanno militato in squadre femminili italiane e poi glissare sul fatto che sono fallite. S’è anche registrata una decisa diaspora di talenti al femminile, un trend già consolidato al maschile. Dove è meglio andare a giocare a Riga in Lettonia piuttosto che in Italia.
Una candidatura che almeno in questa fase iniziale è sicuramente scudocrociata e non intendo lo stemma dl Padova Calcio. Centrale, dorotea. La politica è l’arte del compromesso senza compromettere i propri valori e se per oltre mezzo secolo quel principio ha governato l’Italia non vedo perché non possa farlo per qualche anno in ambito sportivo.
Vista la sua giovane età questo potrebbe essere per Stefano Castiglia un trampolino di lancio verso una scalata politico sportiva. Prima all’interno della LND poi della FIGC. Buona Fortuna.
L’ambizione non è mai un male assoluto, anzi spesso è un motore essenziale verso il successo. Garantisce almeno che in quella scalata i compromessi pericolosi vengano evitati per non inciampare sui gradini della scala verso l’Olimpo.