Batman, The Return

Almeno così sembra. Dai corridoi pieni di spifferi della sede della Divisione Calcio a 5 approda su uno dei siti specializzati e di più anziana memoria, la suggestione d’un Andrea Montemurro come possibile candidato alla presidenza.

Montemurro, romano di Colleferro, se vivi fuori dalle mura forse romano non si può dire, è stato per tre anni vulcanico presidente del Divisione Calcio a 5. Autore di alcune tra le più brillanti boutade del recente passato. Immortale il suo “viaggio sulla luna di Armstrong”, il “cos’altro devo fare, vestirmi da Batman” e il sempre verde “abbiamo più tesserate della pallavolo femminile”.

Travolto dallo scandalo calcettopoli, che fece approdare il movimento a tutta pagina sui maggiori quotidiani sportivi. Per tutte le ragioni sbagliate. Oggi potrebbe tornare a guidare una variegata coalizione politico sportiva. Mi sfugge come si possa definire la vicenda che ricordiamolo ha portato anche ad una squalifica di nove mesi dell’allora presidente: “episodi di bassa qualità”. Tuttavia c’è una riflessione più pregnante da percorrere.

Una vicenda a tratti scabrosa sfociata anche nel personale dell’uomo. Capace di travolgere a tal punto la Divisione Calcio a 5 da condurla fino al commissariamento. Una guerra di ricorsi, lettere, carte bollate, comunicati, contro comunicati. Un periodo nel quale mentre si sventolava una indipendenza dalla LND si finì come George Floyd sull’asfalto di Minneapolis, con il ginocchio sul collo.

Per mutuare uno dei suoi slogan, una situazione come questa non era immaginabile ma nemmeno sognabile.

Eppure uno dei presidenti più discussi e discutibili del recente passato di questa disciplina, viene ritenuto adatto a correre contro un rappresentante dell’attuale governance. Quanto successo ha avuto davvero la presidenza Bergamini? Quanto consenso è disposto a raccogliersi praticamente intorno ad un presidente il cui inno ancora risuona nei palazzetti d’Italia prima delle partite?


Non possono essere veri due eventi diametralmente opposti. L’acqua non può essere allo stato gassoso e liquido nello stesso momento. L’attuale governance non può aver avuto un grande successo e poi ritrovarsi a correre contro il presidente musicista, che ha governato con un consiglio ostile, mentre questa ha goduto dell’ampia maggioranza.

C’è poi il cortocircuito storico. In consiglio c’è almeno un ex montemurriano di ferro, l’attuale responsabile del femminile Umberto Ferrini, che si ritroverà a correre proprio contro il suo ex capo. C’è il presidente vicario Leonardo Todaro che di Montemurro era stato sponsor della prima ora, salvo poi scartarsi molto presto. Quelli che pensavano di portare il movimento a fare un viaggio si sono dimenticati poi di pagare l’agenzia di viaggi.

Mentre l’opposizione all’attuale candidato Castiglia, fatica a trovare un volto, l’aver pensato come sfidante ad Andrea Montemurro con il suo pesante fardello d’un passato veramente recente, racconta più di una raccolta di deleghe che potrebbe essere meno semplice di quella che si racconta pubblicamente.

Tutto può accadere, perché come raccontava Guareschi: “nel segreto dell’urna elettorale, Dio ti vede, Stalin no”.

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